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III - 1980
(MELT)
Intruder - No self control - Start - I don't remember - Family snapshot - And through the wire - Games without frontiers - Not one of us - Lead a normal life - Biko
Ben due anni separano il nuovo album dal precendente (sono questi i primi
sintomi di una lentezza compositiva che caratterizzerà tutta la produzione a
venire) ma, al suo terzo tentativo, Peter Gabriel centra
finalmente in pieno il bersaglio. Il segreto del successo è tutto
nella rinata voglia di sperimentare di Gabriel, nella volontaria rinuncia
a produzioni tanto altisonanti quanto ingombranti, e a collaborazioni
ancora più estese: Phil Collins alla batteria, Kate Bush alla
voce, Robert Fripp di nuovo alla chitarra (ma questa volta affiancato da Dave Gregory
degli XTC) e Morris Pert (che sarà con i Talk Talk in piena New Wave)
alle percussioni.
Proprio a Phil Collins l'ex cantante dei Genesis chiede
un'apparente follia: suonare l'intero album senza fare alcun uso dei
piatti - charleston compreso - per liberare le frequenze superiori
dello spettro audio e permettere alla musica di "respirare" [12]
come in una sorta di ritmo tribale. Collins risponde con due
intuizioni che faranno storia: regala ad Intruder un primo assaggio del geniale suono di rullante e
riverbero troncato creato in collaborazione con l'ingegnere del suono Hugh
Padgham [08] [12] [18] che
il batterista renderà poi celeberrimo con la sua hit "In the Air Tonight" e,
mentre tenta strade nuove che possano rispettare il dictat di Gabriel che ha vietato ai tecnici del
suono l'utilizzo dei tradizionali smorzatori sulle pelli della batteria (l'idea
è quella di "ridare vita allo strumento"), mette a punto sia il timbro sia
la speciale accordatura dei tom tom [18]
che diverranno un marchio di fabbrica di tutte le opere del batterista dei
Genesis, facendone subito omaggio a No Self Control in una sequenza di impressionanti rullate.
Questi aspetti sono una prima traccia dell'interesse verso suoni tribali
e, più in generale, etnici che Gabriel ha già iniziato a studiare
con interesse. Una seconda traccia la si trova negli xilofoni (o
meglio nelle marimba [08])
di Morris Pert, spesso in raffinata dissonanza con il resto del tema [12].
Non mancano, tuttavia, momenti di puro rock, come ad esmpio nella godibilissima I
Don't Remember.
Il contributo più evidente di Kate Bush è nella stupenda Games
Without Frontiers, dove la giovane cantautrice si esprime in lingua
francese proprio per rimarcare il messaggio di internazionalità dei Giochi
Senza Frontiere, che chi ha la giusta età
ricorda senz'altro con divertita nostalgia. Nello specifico,
tuttavia, permane il dubbio di una possibile lettura in chiave polemica del testo [08].
Quasi per uno scherzo del destino, proprio la terza prova solista dell'ex cantante dei Genesis
(dopo
due quasi disfatte dal punto di vista commerciale) assurge a simbolo dell'idiozia e dell'incompetenza con cui sono dirette le poche
case discografiche nelle cui mani è ormai la totalità del mercato all'inizio degli anni '80: John Kaloder,
direttore marketing della Atlantic, definisce l'album come un "suicidio
commerciale" [18]
ed il dirigente Ahmet Ertegun si permette di fare ironia su ipotetici disturbi mentali [08]
dell'autore, rifiutando di pubblicare il disco negli Stati Uniti.
Le loro offerte quasi miliardarie saranno vane quando vedranno il Long Playing
schizzare al primo posto delle classifiche di ventita britanniche e rimanerci per due
settimane di seguito, il singolo Games Without Frontiers raggiungere il
quarto posto, e Biko divenire una evergreen immortale...
Cosa aggiungere, difatti, su questo brano che splende
di luce propria, dedicato all'attivista politico Stephen Biko morto
assassinato in Sud Africa nel 1977, che tutti i movimenti per
l'uguaglianza dei diritti umani adotteranno spontaneamente come una sorta di
inno mondiale? Peter Gabriel si documentò a lungo sulla vita di
Biko prima di comporre il brano, e fu proprio in quel periodo che maturò
il suo impegno sociale nei confronti degli artisti di tutto il mondo che
sfocerà poi nel grandioso festival WOMAD (the World Of Music, Arts and Dance) del
1982: uno spettacolo durato ben tre giorni, che lascerà l'artista sommerso di debiti.
Come è noto, saranno proprio gli amici Genesis a correre in soccorso con
gli incassi della celebre "reunion" di Milton Keys a cui assistettero quasi cinquantamila spettatori e durante la quale, in un emozionante
momento di nemesi, Collins e Gabriel si scambiarono il ruolo di cantante e
batterista.
In conclusione: un
album cupo, complesso, e di ascolto assai difficile; il
primo, però, in cui giunge a pieno compimento tutta la genialità
di Peter Gabriel.
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L'ANGOLO DEL
COLLEZIONISTA (COLLECTOR'S CORNER) |
Peter Gabriel si è sempre mostrato molto preoccupato del fatto che i testi
delle sue canzoni fossero difficilmente comprensibili alle persone di lingua
differente. Proprio per venire incontro al pubblico della Germania, ha
realizzato una curiosa versione alternativa di III cantata interamente in lingua tedesca
dal titolo "Ein deutsches album" e contenente alcuni brani in versione
remissata.