Grande show di Hackett e della sua band a Legnano ieri sera.
Avevo visto di recente Hackett ad Udine per il Seconds out tour ma stranamente - immagino a causa di qualche problema tecnico/logistico - era stata eseguita una setlist più corta e rimescolata.
In particolare, oltre all'esclusione di Every day (che però era stata eseguita in tutti gli show prima e dopo Udine) mi aveva colpito la stramba sequenza
The Lamb Lies Down on Broadway
Shadow of the Hierophant (????)
The Musical Box finale
con l'introduzione di Shadow of the Hierophant ad interrompere la "naturale" transizione - presente su Second's out - dal finale di The Lamb alla parte conclusiva di Musical Box.
Quindi attendevo Hackett al varco per capire.
E Hackett mi ha steso.
Credo che lo show di ieri sera sia stato uno dei migliori concerti di Hackett e della sua band che abbia mai visto, insieme a quello della riproposizione di Selling England a Bergamo nel tour del 2019.
Ovviamente, dato che la perfezione non esiste, un paio di osservazioni (spero costruttive) mi sono sentito di farle.
Ad esempio devo rilevare una piccola cosa, che non riguarda nè Steve nè il gruppo ma piuttosto chi ha curato l'impianto luci. Infatti sono stati piazzati sul palco quattro piccoli ma potenti riflettori bianchi puntati di default verso la terza fila della galleria, dove mi trovavo con amici. Fortunatamente queste luci si sono accese in poche occasioni, ma quando si accendevano ci colpivano dritto negli occhi impedendoci di vedere il palco. Poi magari venivano ruotate altrove oppure le spegnevano e allora si tornava a vedere. Ma di default le avevamo dritte negli occhi. Niente di terribile, perchè si sono accese in pochi momenti dello show, ma con gli amici ne abbiamo poi parlato.
Ma tornando allo show suonato, la prima parte dello spettacolo è stata dedicata alla produzione solista di Steve e ci ha offerto una specie di The Best of Hackett.
Considerando gli album di provenienza dei brani proposti troviamo tre brani tratti dal primo album "Voyage of the acolyte" che - va ricordato - uscì nel 1975 prima di A trick of the tail, e che Steve iniziò a scrivere mentre ancora era in tour con i Genesis per The Lamb.
"Ace of wands", strumentale sempre bello e molto orecchiabile. Il primo brano in assoluto mai pubblicato da Hackett solista, che definisce quello che sarà il suo stile nei decenni a venire.
Eseguita in modo impeccabile.
"A tower struck down", altro strumentale molto cadenzato e pesante, con ficcanti stacchi di mellotron dissonanti, un Hackett in versione quasi Black Sabbath (e con tanto di colpo di tosse registrato come nell'album).
"Shadow of the Hierophant", che fu scritta insieme a Rutherford e che qui è stata eseguita solo a metà, senza la prima parte cantata, visto che Amanda Lehman non è presente nelle date italiane di questo tour. Ipnotica, maestosa e possente!
Due brani presi da "Spectral mornings" (1979)
"Every day", cantata a quattro voci è sempre un piacevolissimo ever-green e quando il pezzo apre alla chitarra è come la luce quando squarcia di colpo l'oscurità.
"Spectral Mornings", il noto, glorioso strumentale, a mio parere trae la sua forza dalla combinazione perfetta tra le meravigliose armonie e la semplice ma stupenda melodia glaciale della chitarra. Due classici eseguiti in modo estremamente coinvolgente.
Unico consiglio non richiesto che mi sentirei di dare sarebbe quello di accorciare il solista finale di "Every day". L'ho trovato un po' dispersivo e per me finisce col diluire l'impatto emotivo del bel riff conclusivo doppiato dai fiati di Townshend.
Poi abbiamo "Camino royale" tratto da "Highly strung" (1983)
forse il pezzo meno "coerente" di questa prima parte, con il ritornello
"Only the fool learns to get through" un po' troppo anni '80
ma che ho sempre trovato divertentissimo
(vedere la versione live anni '80 di questo pezzo con uno Steve azzimato e tirato a lucido che poi si scatena all'armonica a bocca fa sempre un certo effetto
)
https://youtu.be/WdBRVwNVD2I?t=131 e infine "The devil's Cathedral" dall'ultimo album "Surrender of silence" (2021)
Questo album lo conosco davvero poco e di questo pezzo, che forse avevo sentito in precedenza solo una volta, ricordo l'intro di organo a canne, alcuni pregevoli passaggi di chitarra e l'atmosfera inquietante, quasi horror (coerente con il titolo) ma dovrei risentirlo per comprenderlo meglio.
In questa prima parte appare evidente l'enorme apporto del polistrumentista-jazzista Rob Townshend
(flauto, ottavino, sax soprano, sax tenore, tastiere, pedaliera bassi, percussioni varie)
che alterna le armonizzazioni delle melodie della chitarra ad improvvisazioni mostruose che rivelano una padronanza degli strumenti a fiato che lascia sbalorditi.
Townshend fa parte della Hackett band sin dal 2001 e a mio parere è ormai diventato parte integrale del sound dell'Hackett live (mentre negli album in studio il suo apporto è stato solo occasionale e addirittura in alcuni di essi Townshend non compare per nulla).
Nel mezzo di "A tower struck down" il bassista svedese Jonas Reingold (Flower Kings, Kaipa, Karmakanic) si è esibito in un pregevole assolo di basso in cui ha potuto dimostrare la sua notevole tecnica. Di tutti i bassisti che sono transitati per il gruppo di Hackett (Chas Cronk, Dick Cadbury, Ian Ellis, Doug Sinclair, Phil Mulford, Lee Pomeroy, Nick Beggs, Roine Stolt, Terry Gregory) a mio parere Reingold rischia seriamente di ritrovarsi sul podio più alto.
Oltre a ciò padroneggia molto bene anche le numerose parti di chitarra che si deve sobbarcare per suppplire al ruolo di Rutherford.
Il finale di "Hierophant" (come già detto scritta da Steve insieme a Mike Rutherford) con il suo crescendo ipnotico e roboante consente al batterista Craig Blundell (Steve Wilson, Frost) di esibirsi in virtuosismi in cui esce e rientra a piacere dal/nel tempo ternario del pezzo, continuando a crescere di intensità. Un unico piccolo appunto lo rivolgerei al tecnico del suono perchè la regolazione dei livelli della batteria era tale che i colpi più forti risultavano eccessivamente alti di volume.
Finito "Hierophant" Steve ha annunciato una pausa di 20 minuti mentre il teatro continuava ancora a vibrare per i possenti bassi del pezzo.
E dopo la pausa si riparte con l'esecuzione integrale di "Foxtrot".
Posso dire che pur non essendo Foxtrot il mio album preferito dei Genesis, mi è molto piaciuta la sua riproposizione live.
Anche un brano come "Get'em out by Friday" che non mi ha mai fatto impazzire, forse anche a causa di un testo troppo bizzarro (forse all'epoca Gabriel ebbe problemi con le rate dell'affitto?), ascoltato live mi ha convinto.
Ho apprezzato lo stile batteristico di Blundell, più "heavy" rispetto a quello del Collins di Foxtrot ma comunque sempre rispettoso delle parti originali.
Un minuscolo intoppo occorso a Nad Sylvan su Supper, dove ha preso un paio di note calanti sugli acuti di "Guaranteed eternal Sactuary men", non inficia il risultato del suo difficile lavoro.
Non è semplice reinterpretare le linee vocali di Gabriel (provate a considerare le note acute che va a toccare il verso "with a spoonful of miracles") o anche l'atroce salto di un'ottava espresso a piena voce che attende il cantante sui versi finali di "Can-utility and the coastlines"
See a little man
with his face turning red
Though his story's often told
you can tell he's dead
e capirete perchè Nad Sylvan meriti il nostro rispetto.
In Foxtrot è contenuto un frammento musicale che probabilmente non finirà mai di commuovermi. Si tratta della melodia suonata dal flauto nella parte iniziale dell'Apocalisse in 9/8. A volte mi chiedo chi l'abbia scritta, se Gabriel, che doveva suonarla al flauto o Banks o Hackett. Chiunque sia a mio parere si tratta di uno dei frammenti musicali più belli di tutti i tempi.
Intendiamoci .... anche tutto il seguito dell'apocalisse, con la ritmica dispari e il crescendo delle tastiere in tempo pari a sovrapporsi è da top ten musicale di tutti i tempi. Però, senza quella quieta e semplice melodia di flauto che apre su evocativi arpeggi di chitarra, quel che viene dopo non avrebbe lo stesso impatto. E in questo tour ogni volta sul palco quel miracolo, come dimostrano i vari video disponibili su youtube, si ripete
https://youtu.be/wa4T-g7UuE0?t=909E anche ieri sera ciò è successo. Dovremmo ringraziare Hackett se questo avviene, perchè se avessimo atteso gli altri quattro, resi pigri da Tocchi invisibili, Sussudi, Vagabondi su spiagge dorate e Martelli pneumatici oppure rifugiatisi nel giardinaggio creativo, avremmo atteso invano.
Dopo le interminabili e meritate ovazioni alla chiusura di Foxtrot una breve pausa prima dell'Encore.
Anche qui mi sento di fare una riflessione non richiesta che inoltro a Steve: il prolungamento del finale di "Supper ready", così com'era stato per "Every day", a mio parere diluisce il pathos del pezzo costruito fino a poco prima.
Come Encore arriva "Firth of fifth" eseguita integralmente e magistralmente. Finalmente le bordate di mellotron sulle note volanti di Steve arrivano puntuali e potenti e il risultato fa accaponare la pelle, anche se è un pezzo che avrò sentito migliaia di volte. Bravissimi.
Si chiude con "Los endos" e non poteva essere altrimenti.
Il pezzo viene introdotto da un bell'assolo di batteria di Blundell che pesta come un maledetto facendo volare braccia e gambe alla velocità della luce, proponendoci intrecci ritmici che hanno dell'impossibile con apparente facilità. Notevole.
Ultimo umile consiglio non richiesto a Steve (che giustamente fa come preferisce): secondo me spezzare "Los Endos" per inserire in mezzo una parte di "Slogans", che poi si trasforma in uno/due minuti di cazzeggio simil improvvisazione senza schemi tonali o ritmici, non funziona molto bene.
Ma poi, sul reprise di "Dance on a volcano", si torna sul pezzo e il finale è glorioso.
Un concerto bellissimo, pieno di emozioni.
Bravo Steve, indispensabili e impeccabili Towshend e Roger King (che sembra un clone di Banks anche nel'atteggiamento), fantastica la sezione ritmica Blundell + Reingold e all'altezza del compito l'allampanato e caratteristico Nad Sylvan che evidentemente frequenta lo stesso parrucchiere di Branduardi.
Grazie a Steve e ai suoi bravi musicisti.