PLEASE DON'T TOUCH - 1978
Narnia - Carry up the
vicarage - Racing in a - Kim -
How can I? - Hoping love will last - Land of a thousand
autumns - Please don't touch - The voice of Necam -
Icarus ascending
Abbandonati i
Genesis, Hackett si tuffa nuovamente nei suoi progetti da solista
aprendoli ancora a vaste collaborazioni: partecipano questa volta
Richie Havens, Randy Crawford, Steve Walsh e Phil Ehart dei
Kansas, e Chester Thompson - gia' session man dei Genesis.
Proprio dai Genesis, apparentemente,
Hackett vuole prendere le distanze:
niente piu' Rutherford e Collins, nonostante la collaborazione tra membri
del complesso alle rispettive opere soliste sia una tradizione assodata.
L'idea, purtroppo, (e dico purtroppo perche' Voyage of
the Acolyte e' stato un episodio memorabile) e' quella di rinnovare
completamente la propria musica.
Del rock progressivo viene fatta praticamente piazza pulita, in favore se
non proprio di un pop smaccato almeno di certe influenze da "modulazione di
frequenza". I risultati, e' persino superfluo
specificarlo, sono deludenti.
La canzoncina Narnia fa subito rimpiangere l'incipit di Voyage of
the Acolyte. Segue in Carry up the Vicarage un simpatico esperimento
vocale di Hackett, che incide la propria voce rallentata ed accelerata,
missandole infine entrambe assieme. Il curioso brano sperimentale
pero' finisce subito, e lascia spazio ad una terribile canzonetta da radio
americana. Per
il brano che da' il titolo all'album una pomposissima nota di copertina
specifica che esso "va ascoltato a tutto volume con bassi e acuti alzati al
massimo ed evitando di sottoporlo a persone deboli di cuore o in stati mentali
alterati". Perche'? Ha forse il brano in questione
qualcosa di particolare? Assolutamente no. Anzi,
e' l'unico brano con vaghe reminiscenze progressive e timbri che - ancora una
volta - ricordano il caro, vecchio The Lamb Lies Down on
Broadway. E che dire dei brani soul (avete letto bene) presenti sul
lato B, inframmezzati da parti strumentali per chitarra classica e flauto
amalgamati in modo (ovviamente) pessimo col resto della musica? Il tutto si conclude con l'insipida tirata finale di
Icarus Ascending, cantata da un Richie Havens bravo come sempre ma
completamente fuori genere.
Un autentico passo falso.