![]() |
US - 1992
Come talk to me - Love to
be loved - Blood of Eden -
Steam - Only us - Washing of the water - Digging in the
dirt - Fourteen black paintings - Kiss that frog -
Secret world
Pochi artisti, specialmente dopo un album di grande successo,
mostrano di saper rinnovare continuamente se stessi senza congelarsi in una
eterna ricapitolazione di quanto già fatto o senza saltar continuamente di palo
in frasca, sopperendo alla mancanza di ispirazione con costosi
arrangiamenti "alla moda". E' in "Us" che Peter
Gabriel mostra al mondo come possa esistere un artista per il quale non v'e'
parabola discendente, pur rimanendo fedele alla linea della propria
tradizione. Niente male, per un cantautore di cui sono
proverbiali le difficoltà in fase di composizione e le lacune di preparazione
teorica - lacune che gli impediscono di lavorare in modo tradizionale su
melodie e accordi, alle quali sopperisce con un maniacale lavoro di
acquisizione e studio di sequenze ritmiche che poi assembla con un
lentissimo processo analitico [08]
[12]
[18].
L'abum è il primo, volontario e pionieristico punto di riferimento per la
musica
multietnica, realizzato interamente presso i nuovi
Real
World Studios fondati da Gabriel stesso e sotto la cui egida uscirà per la
collana "England", a sottolineare la nazionalità dell'autore,
quasi si trattasse di un cantante qualsiasi.
Us è il logico sviluppo di quanto portato a compimento nella colonna sonora
"Passion": collaborano alla sua incisione artisti provenienti da ogni
parte del mondo, oltre ad assi del rock del calibro di Brian Eno,
Peter Hammill dei Van Der Graaf Generator, John Paul Jones dei Led
Zeppelin e Sinead O'Connor (alla voce in Come Talk to Me e Blood of Eden).
Non mancano, in un album che dovrà addirittura uscire come
doppio nell'edizione in vinile, momenti di prolissità o ripetitività,
come ad esempio nel superfluo episodio di Kiss That Frog (anche nota come
Sledgehammer parte II...), e onestamente si sarebbe potuto gridare al
miracolo solo se se ne fosse pubblicata una versione più condensata.
Ma sorvolando sulle poche parti che mostrano la corda i momenti sublimi non
mancano: come nell'emozionante danza tribale Come Talk to Me che apre
l'album, nell'eccitante ritornello di Steam o nella caleidoscopica Digging
in the Dirt (nei cui ben quattro riff distinti compaiono ai cori anche Peter
Hammill e Richard MacPhail) accompagnata da un felicissimo videoclip
realizzato dal documentarista John Downer [18]
accelerando riprese
di vita vegetale che meriterà passaggi continui su Videomusic.
I testi sono tutti privati o intimi fino all'estremo, al punto che non manca
una dedica a persone appartenenti alla sfera familiare con tanto di nomi e cognomi.
Un album fondamentale, prima pietra miliare del fenomeno
World Music, per questo spesso non particolarmente gradito ai cultori del rock progressivo.
Vanterà ben presto, come la nostra Settimana Enigmistica,
"innumerevoli tentativi d'imitazione". Uno più
stucchevole dell'altro.