by highinfidelity » 04 Dec 2009, 06:28
Cari signori, che dire... Un grandissimo successo ieri sera per uno spettacolo di una QUALITA' straordinaria!
Si aprono le scene e mi rendo immediatamente conto dai commenti del pubblico che l'uditorio e' al 99% napoletano e che forse molti si attendono uno spettacolo sul tipo della "Orchestra Italiana" di Renzo Arbore... Non sara' affatto cosi', ma la fenomenale competenza e bravura di tutti gli interpreti, nessuno escluso, trascinera' da subito il pubblico in ovazioni e applausi da stadio.
Dopo una cantata in napoletano di Marcello Colasurdo (osannato dal pubblico) con coro femminile al gran completo arriva la prima sorpresa: una serie di canti inglesi di Luciano Berio riarrangiati e interpretati con una maestria eccezionale da (credo) Valentina Gaudini, che mostra il suo totale controllo della voce esibendosi anche in armonici su vibrazioni delle corde vocali, un virtuosismo che ben pochi sanno controllare. E' poi il turno di Cristina Vetrone con uno struggente pezzo per fisarmonica e voce, magistralmente interpretato, su un testo (Tutta pe' mme) che trasuda gelosia e struggimento come davvero solo la poesia napoletana ha saputo portare a livelli cosi' sublimi.
Dopo due pezzi delle bravissime Trobaritz d'oc, il cui testo in linguadoca credo di essere stato l’unico in sala a comprendere, fa il suo ingresso Sergio Berardo incantando dapprima il pubblico con la sua cornamusa occitana e poi mostrando ancora una volta di essere un virtuoso assoluto della ghironda: uno strumento che spesso si limita ad un poco dinamico continuo ma che nelle sua mani sa diventare anche base ritmica, strumento d'assolo e quant'altro serva. Fenomenale, e non c'e' altro da dire, la sua esibizione in compagnia delle nuovamente eccezionali Trobaritz d’oc.
Parte un inarrestabile crescendo di interazione tra i musicisti, a prescindere da lingua d'origine, epoca, strumento impiegato, fino a giungere ai tutti finali che portano il pubblico al delirio, tra ragazzi che ballano in sala, grida e applausi a scena aperta. Ecco, la cosa piu' rimarchevole dello spettacolo, a mio modo di vedere, e' che non si e' trattato della consueta commistione di generi e culture che solitamente si riduce ad un totale appiattimento alla volemose bene in perfetto stile XXI secolo, o a quei contrasti stridenti a-la Pavarotti & Friends, con Luciano che gorgheggia sopra Bono che ruggisce. Niente di tutto questo: qui ognuno ha mantenuto la propria identita' culturale, i pezzi NON sono stati snaturati, eppure l'interazione tra i musicisti e' stata continua, splendidamente amalgamata e lo spettacolo nel suo complesso di una qualita' assoluta.
Davvero QUALITA', senza addurre ulteriori inutili aggettivi, e' la parola che mi viene in mente per descrivere il superbo spettacolo di ieri sera, che ha portato la canzone, popolare e colta, a livelli sublimi. Io mi chiedo veramente cosa ci voglia a capire che spettacoli come questo meriterebbero ben altra esposizione, senza nulla togliere al teatro Espace ovviamente, meritorio artefice di questa serie di serate a tema, mentre in tele si vedono i vari Marchi Carti e anche ben di peggio. Misteri insondabili di questo tristo paese.
Purtroppo proprio i pezzi che dovevano vedere impegnato il nostro Percuoco in un ruolo di primo piano sono stati alla fine tagliati per ragioni di scaletta. Nelle parti piu' quiete ho potuto ben sentire i suoi commenti hackettiani (con note e accordi privi di attacco) o glissati gilmouriani sovrapposti a tappeti di live electronics che il Nostro ha saputo rendere al meglio come al suo solito. Peccato per i brani tagliati: se lo spettacolo fosse durato un quarto d’ora in piu' credo che in sala non si sarebbe lamentato proprio nessuno (anzi...), ma la scelta dell'ensemble e' stata questa. Un bravo anche per aver saputo accettare e condividere, da ottimo orchestrale, questa decisione che fossi stato in lui mi avrebbe fatto innervosire (e difatti, non a caso, io non sono un buon musicista; e gia' che ci sono non sono neanche tanto furbo visto che essendo arrivato tra i primissimi in sala ho fatto il gallo accaparrandomi un posto di prima fila da cui vedevo benissimo la sua postazione, salvo poi accorgermi che, da seduto, una spia di fronte palco me lo impallava quasi completamente...).
Commento finale di Sergio Berardo nel backstage: torinesi e napoletani, per storia e cultura, hanno molto piu' da dirsi che non torinesi e milanesi. Verissimo, e mai come ieri sera condivisibile. Forse non a caso anche il forum ha alla base un bell'asse Torino-Napoli!
<< Conoscete voi spettacolo più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a raddoppiare il miagolìo di un violino? >>
(Luigi Russolo, Intonarumorista. 1913.)
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