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Originally posted by Duke of Mar
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Stiamo ancora aspettando... meno male che ci pensa Steve [:D] http://www.hackettsongs.com/blog/steve30.html
Steve e John Hackett: dal Dusk Day4 a Londra e a Sheffield…un anno dopo
Il 20 settembre del 2008 mi trovavo anch’io ad Orvieto per il Dusk Day 4 per assistere, tra l’altro, ad una vera e propria celebrazione di uno dei nostri miti, Steve Hackett. Esattamente un anno dopo, grazie agli accadimenti, alle coincidenze ed alle conoscenze di quello stesso giorno, mi ritrovo a Londra, in un locale turco chiamato “Kazan”, proprio dietro la Westminster Cathedral, al capo di una tavolata con alla destra Steve Hackett e alla sinistra sua zia Margaret, la sorella del padre.
Siamo qui su precise indicazioni di Steve che ama la cucina turca, ed in special modo un piatto dal poco rassicurante nome di “Hellimi” (Hell in inglese significa Inferno), insieme a Jo Lehmann, la sua compagna, Nick Clabburn, insegnante e paroliere del disco “rock” di John Hackett, Corrado Canonici, agente di Keith Emerson, in compagnia di un’amica, la Dr.ssa Alessandra Cavalli, Stephanie “Steph” Kennedy, alias Narnialady, Jo Cummins, Rick Pelentrides, un compagno di scuola di Nick e di brother John di origini greco/liguri, Mrs. Rose, un’ amica della zia di Steve, e, dulcis in fundo, il Maestro Marco Lo Muscio con il fido scudiero, il simpatico Gianmarco Rodighiero giunto da Malnate (Va).
Un gruppo eterogeneo riunitosi in occasione del recital che Marco Lo Muscio ha appena tenuto nella spettacolare Cattedrale inglese, dalle connotazioni italiche essendo di culto cattolico, la cui fama è fin troppo offuscata da quella della più nota e visitata Westminster Abbey, poco più avanti.
Con Marco, che ha omaggiato Steve e la sua presenza in Cattedrale eseguendo Horizons e Cast Adrift, siamo diventati amici proprio dopo la sua memorabile esibizione nel Duomo di Orvieto in occasione del Dusk Day 4 un anno prima. Come i numerosi presenti ricorderanno, Steve si congratulò a lungo con Marco alla fine della sua performance. Il Maestro Lo Muscio aveva appena pubblicato New Horizons un’originale quanto insolito concentrato di interessanti rivisitazioni per organo e piano di alcune belle pagine acustiche di Steve.
Dopo il riuscito recital facciamo un po’ di chiasso prima che cominci la messa delle cinque tra congratulazioni, presentazioni, saluti e scambi d’idee. C’è anche Theo Cheng che Steve saluta con particolare fervore…E’ il chitarrista che ha trascritto una ventina di brani acustici in vendita sul vecchio sito “www.stevehackett.com”. Qualche foto ricordo fuori la cattedrale e ci incamminiamo verso il ristorante.
Steve è in ottima forma nel suo consueto abbigliamento nero e attraversa un paio di incroci che ci separano dalla nostra meta sistematicamente con il rosso…”you’re doing it the italian way!” gli dico, e mentre noi invece aspettiamo, Jo mi chiarisce ridendo che lui non riesce proprio a pazientare ai semafori…la cosa si ripeterà un altro paio di volte all’uscita del locale: l’avreste mai detto? Gli porto i saluti di Mino, Mario e del Genesis Forum e preannuncio a lui, Jo e Stephanie che il 14 a Shepherd’s Bush saremo una quindicina…Sono a dir poco entusiasti!
La zia di Steve è un’arzilla signora appena rientrata da Sheffield dove si è recata in visita al fratello Peter, il papà di Steve e John, che stravede letteralmente per il nipote. Ha molte foto di quando lui era piccolo e vuole ancora fargliene: “one more photo, Steve!”.Con lei e la sua amica Rose ci prendiamo subito in simpatia. Amano la loro città nonostante un traffico oggi veramente incredibile che mi aveva fatto temere di non arrivare per tempo dall’aeroporto di Stansted.
Alla spicciolata arrivano gli altri commensali. A dir il vero Zia Margaret, con sorpresa, non trova Nick Clabburn. Dovrebbe essere già lì o nel pub accanto. Lo cerchiamo nel locale attiguo affollato di tifosi e di birra a fiumi per una partita che il Chelsea sta vincendo 3 a 0. Ma del tifoso Nick non c’è traccia, arriverà di lì a poco tutto raggiante per il risultato ormai definitivo a favore della sua squadra del cuore…La seduta supera le quattro ore in cui ognuno parla di tutto con tutti. E’ il momento dei regali e così il mio cd Chronos finisce nelle mani di Steve, Nick e Canonici. Steve e Nick ne apprezzano particolarmente l’idea ispirativa ed il packaging…Gianmarco regala a Steve il dvd del concerto di Lugano e poi declama liriche in italiano ed in inglese tra gli applausi. Nick salta da una parte all’altra del tavolo, gasatissimo. Insegna presso una private school, ma non vuole che si sappia, ride, ma secondo gli amici non si è ancora ripreso del tutto dalla morte del padre. Poi qualche confidenza intima tra me e Steve che finalmente si apre e mi comunica che il disco, “Out of the tunnel’s mouth” il cinque ottobre non esce…Lo hanno saputo da due giorni…Immaginatevi la mia faccia! Dopo un attimo di sconcerto gli chiedo il perché…ma il motivo è sempre la solita storia della querelle legale con i suoi ex soci Poor/Budis. Sembra comunque che il tutto possa essere ad una svolta grazie alla presenza di un testimone e che comunque non se ne parla prima di una quarantina di giorni, cioè prima della prossima udienza. Steve è arrabbiato, con sé stesso, con chi lo ha mal consigliato e con i suoi ex partners. Dico a Jo, e lo ripeterò il giorno dopo a John, che trovo giusto il suo attuale atteggiamento un po’ meno controllato perché psicologicamente un tipo chiuso come Steve, in una situazione come questa, è rimasto fin troppo apparentemente calmo. Gli chiedo come mai abbia addirittura rinnovato il contratto nel 2006 con i rapporti ormai più che logori. Mi risponde disarmato e disarmante che comunque pensava di far la cosa giusta…La cosa si contorna di inquietudine se si considera che la crisi coniugale e di conseguenza quella professionale risalgono al tempo dei GTR!!! Ormai sono divorziato, mi dice, ma devo divorziare da questa situazione così frustrante. Avere un disco nuovo e tutta una produzione passata e futura congelata in un limbo di attesa dove anche un giorno sembra un’eternità non deve essere cosa facile. Gli dico di aver subìto una situazione perfettamente analoga e che lo considero pure un fortunato dal momento che per lo meno lui di figli con la sua ex non ne ha… Gli consiglio che i fans devono subito sapere…Sul sito, sul suo sito, c’è scritto che il disco esce e, seppur da avant’ieri, invece, hanno saputo che non può farlo uscire. Non si può perdere troppo tempo con i fan…Anche per coerenza…
Passiamo ad altro, abbiamo appena finito di parlare dell’ ”affollamento” di costosi cofanetti dei Genesis sul mercato ed andiamo ai tempi dei tempi dei Genesis. Solleticato dall’argomento si confida e mi dice che il più difficile con cui lavorare era il più preparato, Tony Banks. Una persona davvero imprevedibile: ancora anni dopo, ad una cena con, tra gli altri, lui e Steve Howe, di punto in bianco Tony se ne uscì dicendo che il miglior chitarrista era Jimi Hendrix…con buona pace ed imbarazzo dei due chitarristi presenti!…Nel frattempo, dall’altro capo del tavolo, è partito un gioco fatto di carta, penna e istinto in cui ognuno deve scrivere una frase a caso, la prima che gli viene in mente, e alla fine vedere il senso di quel patchwork intellettuale, la maggior parte delle volte davvero esilarante. Scrivo “Supper’s over!”. Steve apprezza molto la frase, potrebbe essere il titolo di un pezzo o di un album, dice…Arriva così il momento dei saluti. Paghiamo alla romana salutiamo ed usciamo…man mano il gruppo si assottiglia Rimaniamo con Steve, Jo e Steph a camminare per un tratto di strada in comune. Poi baci e abbracci.
L’indomani il viaggio a Sheffield. Si parte da St. Pancras una stazione che sembra un aeroporto. Ci arrivano gli euro star provenienti dal Continente. I treni dell’ “Eastbound Rail” sono pulitissimi nuovissimi, coloratissimi…e costosissimi. Due ore e un quarto dopo siamo alla stazione di Sheffield. Il tempo non cambia, anzi, ovviamente (siamo ben più a nord di Londra) fa più freddo. Ci accoglie la moglie di John, Kathrin, con in mano la copertina del secondo cd in omaggio al progressive di Marco Lo Muscio, “Dark and Light”. Ci conduce verso il parcheggio dove sta per giungere John con la sua Nissan Primera. Il tempo di fugaci saluti (in modo poco inglese abbiamo bloccato il traffico) e di caricare i bagagli e John insiste perché andiamo tutti a casa sua…Un rapido check in al vicino albergo e deposito bagagli in camera…e via. Prima di arrivare entrambi ci mostrano la Chiesa Metodista di cui sono fedeli e dove lui suona. La casa di John è su una collinetta. Tipica casa inglese con accesso da qualche scalino, “fore e back garden”, una gran confusione ed odore di legno dappertutto. Squilla il telefono: è Nick Clabburn cui, tra l’altro, dice del nostro arrivo. John ci chiede “a cup of tea?, coffe? Beer? Siamo disarmati dalla cordialità e dalla disponibilità di questo ormai 54enne inglese che ci prepara personalmente quanto abbiamo “ordinato” e che, ci dirà poi la moglie, vive a Sheffield avendola ritenuta città di giusto compromesso tra la fin troppa caotica Londra e la immediata vicinanza alla tipica “countryside” inglese. Partono i regali: dono anche a lui la sua brava copia di “Chronos”. Lo vuole sentire subito, colpito anche lui dal booklet e dal packaging. Sono orgoglioso. Si scusa per la resa sonora, ma lo stereo migliore è nell’altra stanza. E’ molto intrigato…a questo punto gli parlo del progetto sul concept album su Roma che ho proposto a Steve dopo Orvieto. Gli spiego il tutto, che oltre a Steve vorrei coinvolgere lui, Nick Clabburn, come suggerito da Steve Roger King, come mio auspicio Anthony Phillips e qualcun altro, forse Chris Squire(???).Chiama anche Steve ed anche a lui dice che siamo lì. Gli accenno dei problemi del fratello. Neanche lui sapeva della mancata uscita del disco nuovo. Rimane controllato ma scosso. Parliamo della situazione di Steve. Speriamo che si risolva presto ma John la vede davvero difficile. Mi chiede se del progetto vuole che ne parli a Nick. Ne sono sorpreso e onorato. Bussano: il postino restituisce un pacchetto con un cd spedito ben due anni prima da John ad un destinatario irreperibile…Risate! Kathrin che, scopriremo poi, ha conosciuto John 25 anni prima a Londra in un’orchestra in cui suonavano insieme (lei la viola…), ci accompagna con la sua Ford Focus alla Cattedrale dove Marco Lo Muscio deve effettuare le prime prove e poi in albergo. La cattedrale di Sheffield mi delude un po’. Ricostruita un’ala dopo un bombardamento della 2^ guerra mondiale, è stata allargata secondo dettami e stili moderni che mi lasciano perplesso. Ma l’acustica è davvero fenomenale. Arriva anche John. E’ la prima volta che lui e Marco suonano insieme. La cosa è nata casualmente, via e-mail. John non ha mai suonato a Sheffield e tanto meno nella Cattedrale! I pezzi eseguiti da John con Marco sono Gymnopedìe n.0, un omaggio di Marco a Satie, e Hands of the Priestess, un omaggio di John a quello che ritiene essere il pezzo acustico più bello di Steve. A cena siamo dagli Hackett. Conosciamo i tre figli di John. James, Sophie e Laura, quest’ultima tutta suo padre. Piacevole serata, accordi per l’indomani. John accompagna me e Gianmarco in albergo e ospita Marco a casa sua. Siamo in centro e a sera facciamo una camminata per questa città che, forte di ben due Università, è piena di giovani di ritorno dalle vacanze per l’inizio degli studi. Le minigonne delle ragazze sono stratosferiche! L’indomani ancora prove dalle dieci del mattino. Il recital è all’ 1 e 15, tra una funzione religiosa e l’altra, ma è martedì e temiamo che data anche l’ora ci possa essere poca gente. Non sarà così, merito anche di un articolo sul settimanale Sheffield Telegraph che preannuncia l’avvenimento con tanto di foto. Assiste anche Peter Hackett, il padre di Steve e John da anni ammalato, oggi in sedia a rotella ma perfettamente lucido. John ce lo presenta. Il recital fila via perfettamente e Marco riscuote grande successo, saltando dall’organo a canne al piano a coda, uno Steinway in legno chiaro di fine ottocento. Il programma è più corposo di quello di Londra e dura un’ora contro i trenta minuti di Westminster. Alla fine sia Marco che John vendono qualche cd. John ci invita a pranzo e, se ci va, dato che il tempo è assolato, ad una gita nella “countryside”. Sempre più catturati dalla calma, dalla dolcezza e dalla disponibilità sincera di quest’uomo, di questa coppia, di questa famiglia ci accommiatiamo per il momento. Dobbiamo fare il “return ticket to London” per il giorno seguente. Andiamo a piedi alla stazione. Inaspettatamente il biglietto costo ben otto “pounds” più dell’andata ed arriviamo a quarantotto sterline ciascuno! Prendiamo il nostro taxi che, come preannunciato da John, costa tra le sei e le sette sterline, 6.70 per l’esattezza, e siamo di nuovo a casa Hackett. Si pranza velocemente con John che chiede sempre se vogliamo del te o del caffè. E poi con Kathrin alla guida e John al suo fianco che indossa il consueto collare (precauzione necessaria ancora oggi dopo il tamponamento del ’93 che lo ha costretto a modificare l’impugnatura del suo flauto il cui modo di suonare, ci dice, si avvicina più al piffero che al flauto) ci dirigiamo verso Eyam attraverso una bellissima campagna inglese. Giunti a destinazione scendiamo per una visita al paese colpito dalla peste del ‘600 i cui abitanti decisero di rimanerne all’interno per evitare il contagio ai villaggi vicini. Fantastico! Facciamo un po’ di foto. Torniamo a casa per cena. John ci offre il solito “tea or coffe or beer or wine?”, ci mette all’ascolto di New Horizons di Marco e va a prendere papà Peter. A cena siamo tutti riuniti per l’ultimo convivio prima della nostra partenza. Kathrin ci ha preparato un menù indiano. Una donna apparentemente semplice e modesta, fa la maestra ed è la vera forza della casa (con John stanno insieme da 25 anni e sono sposati da 20) che ci sorprende di continuo e che ci conquista definitivamente con una serie di giochi d’illusione e di abilità che di solito fa ai suoi allievi delle elementari. Alla fine le ultime foto, quelle insieme alla famiglia e a Peter e quelle con Peter, John e l’originale del dipinto dipinto dal padre che il figlio, anni dopo utilizzerà come copertina di “Prelude to summer” (una tela, mi dirà poi Mino Profumo, miracolosamente sopravvissuta agli attuali problemi di Steve essendo, a suo tempo, collocata in quello che una volta era il suo studio nella casa sul Tamigi dove oggi vivono “i suoi ex”).
L’indomani mattina John ci raggiunge alla stazione alle 8, per un ultimo saluto…Oggi, “finalmente” senza di noi, potrà dilettarsi con la sua nuova drum machine. Gli dico che anche brother Steve ha utilizzato una batteria virtuale, ma davvero virtuale, in quanto adoperabile come “plug-in” e storce simpaticamente il naso….“niente può suonare come un bravo ma caro batterista in carne e ossa”.
p.s.un a particina di tutto ciò finirà sul prossimo dusk con una o due foto...
Tell me my life is about to begin, tell me that I am a hero, promise me all of your violent dreams light up your body with anger