Non avevo mai visto i Pendragon dal vivo.
Non so se Stazione Birra sia un posto ideale per ascoltare musica ma entrare lì e trovarsi Clive Nolan praticamente di fronte può forse rendere al meglio l'idea di quanto di nicchia sia, se possibile, ancor più diventato il progressive.
Insieme ad altri "carbonari" come il sottoscritto mi avvicino gatton gattoni al tavolo dei cd e con malcelata soddisfazione rafforzo massicciamente la mia collezione in un sol colpo con un triplice acquisto: Not Of This World, Utrecht...The Final Frontier e Acoustically Challenged peraltro con dvd aggiuntivo...diciamo che rispetto a Fish della settimana scorsa mi è andata di lusso.
I tavoli praticamente sotto il palco non sono un bel vedere anche se capisco che chi organizza certi eventi deve in qualche modo rientrare e allora mi decido anch'io a sborsare l'obolo di una margherita con coca cola annessa...la coca cola a stazione birra, insomma un figurone[I8)].
Prima dei Pendragon si esibiscono tali Soul Secret duretti anzichè no almeno per i miei gusti mentre Barrett e compagnia fanno il loro ingresso intorno alle 22.40.
Si aprono le danze con un classico da The Window Of Life ovvero The Walls Of Babylon, la versione è quella priva dell'intro di pinkfloydiana memoria ed è chiaramente un peccato mentre l'incursione in Not Of This World con A Man Of Nomadic Traits ci trasporta su atmosfere più delicate che sfociano in uno dei più ammalianti riff che il pendragon sound abbia saputo produrre.
Si cerca di pescare un pò dappertutto cosicchè prima The Jewel e poi Believe vengono omaggiati per poi arrivare ad Eraserhead dal loro ultimo lavoro in una versione discretamente robusta.
The Window Of Life viene saccheggiato a piene mani ed è la volta di Nostradamus o Stargazer che dir si voglia, passano gli anni mal'effetto trascinante di questo brano non viene mai meno così come quello romantico e sognante di Breaking The Spell altra perla del mai troppo osannato album del 1993.
Naturalmente non può essere tralasciato The World e nello specifico la scelta ricade su The Voyager, il riff tastieristico che lo caratterizza è la prima cosa che cronologicamente ho conosciuto dei Pendragon, non nego che ancora oggi ascoltarlo mi emoziona ma credo che ognuno dei presenti si renda conto di vivere uno di quei momenti in cui si vola musicalmente altissimi.
Tra alti e bassi emozionali, i brani nuovi onestamente non riescono ancora a catturarmi, il concerto si avvia all'epilogo con i tre bis canonici.
Il primo è Masters Of Illusion ed è a mio parere il vertice della serata, Barrett, che già di suo tende ad essere accentratore, guadagna la scena in maniera perentoria riuscendo a rapire gli astanti con quel siderale assolo che ha fatto di The Masquerade Ouverture il loro apice compositivo (opinione personale sia chiaro).
Mai come in questo caso gli assenti hanno avuto torto, chiunque ami il prog o almeno quella componente romantica che lo contraddistingue non può non amare i Pendragon e chiunque ami i Pendragon non può non ascoltare almeno una volta nella vita Masters Of Illusion dal vivo.
Quel che segue contribuisce a tenere alto il tasso emozionale, Paintbox è almeno sussurrata un pò da tutti mentre 2 AM vede Barrett scendere tra il pubblico oramai catturato irreversibilmente da quelle atmosfere sognanti che più di tanti altri nel prog i Pendragon sono riusciti idealmente a rappresentare.
Guadagno soddisfatto l'uscita con il bottino dei tre cd stretti saldamente nelle mani e la piacevole sensazione che ti pervade ogni volta che ti rendi conto di far parte di una piccola nicchia che per una sera era forse al posto giusto e nel momento giusto.
Un saluto a tutti.