AV aveva (e forse ha ancora) un suo rito scaramantico:
pur abitando - mi pare - a Trastevere, quando la "sua" Roma giocava qualche partita decisiva veniva a prendersi il caffè in un bar a poche centinaia di metri da casa mia (Roma nord-ovest, non lontano dal Piazzale degli Eroi da lui cantato in
Quando verrà Natale). In quel bar, dove pranzo quasi sempre, tuttora frequentato spesso anche da un irriconoscibile Michel Pergolani (qualcuno ricorda
L'altra domenica di Arbore?) una volta l'ho incontrato col suo spolverino nero, i RayBan... insomma Venditti.
Mi ha dato l'impressione di un cane sciolto, uno che non fa nulla per essere simpatico (ma non per cattiveria, semplicemente non lo ritiene indispensabile), se ne frega delle mode, del "pensiero unico", del politicamente corretto etc. e continua per la sua strada. Probabilmente le sue reali qualità restano accuratamente nascoste dietro la sua riservatezza.
Dei "processi al cantautore", subiti da lui ed altri all'epoca, posso solo dire male: l'imbecillità non è prerogativa solo dell'epoca dei
social, è solo attualmente amplificata dal mezzo.
Riascoltando di recente la sua produzione del periodo RCA anni '70 ho trovato alti e bassi, ma qua e là ci sono piccole perle che il suddetto, dopo la metamorfosi in Mr Centocittà, non ha più sfornato.
Ma forse sto solo diventando vecchio...
Ripples never come back.