Vorrei dedicare questo post agli amici
Thomas e High se non altro perché sono quelli che mi hanno stimolato a fare una cosa per la quale sono in ritardo di [almeno] 20anni, ovvero l'ascolto di CALLING ALL STATIONS, da cui devo premettere che ne ho ricavato una certa sorpresa, positivamente parlando; magari non tutto l'album, ma alcune songs sono davvero sorprendenti e degne di nota, ma stò anticipando troppo il mio resoconto; andiamo per ordine:
"Calling all stations"Intro perentoriamente "rock" -chitarre elettriche a dettare il sound che farebbe presagire l'ennesima proposta già sentita e risentita- che però si arricchisce ben presto di un bel tappeto sonoro di tastiere che amplia l'orizzonte (a conferire a chi ascolta un impressione diversamente positiva), ai quali si aggiunge una voce che denota un buon potenziale di base; apprezzabile medley strumentale centrale, con ottimo morbido "tocco" del chitarrista solista (a proposito, devo andare a vedere di chi si tratta: Mike Rutherford... chi sarà mai costui?...). Buone premesse generali, alle quali sembra però mancare quel "quid" determinante che ne farebbe un brano migliore di quello che, alla fine, rappresenta (questa è la mia impressione); comunque, song [moderatamente] POSITIVA.
"Congo"Intro "esotica" in linea col titolo del brano, che denota un potenziale da "hit" -sentire soprattutto l'armonia vocale dei ritornelli che strizza l'occhio a certo pop di consumata maniera- e conferma del buon potenziale vocale del cantante; anche in questa song buon medley centrale a spezzare la melodia principale strofe-ritornelli; song ben prodotta -e conferma anche di un mixaggio tutto sommato buono, eseguito da chi sa il fatto suo, come aveva denotato il brano precedente- che si lascia ascoltare per ciò che è, anche se non è certamente il mio genere preferito, ma so per certo che una platea molto vasta la potrebbe aprezzare più di quanto non riesca il sottoscritto. INTERLOCUTORIA.
"ShipWrecked"Intro di tastiere armonicamente un pò troppo leziosa e fin troppo "sui generis" per i miei gusti (mi ricorda le cose meno riuscite -a mio modo di sentire- di uno dei miei tastieristi Rock preferiti, tal Anthony Banks da Lewes UK...) e qui la voce non aiuta ad elevare la canzone togliendole la monotonia generale che presenta dall'inizio alla fine, per tutto il suo scorrere armonico e melodico; non mi piace. Tuttavia, da un gruppo di esordienti quali sono (mi è stato consigliato di "dimenticarmi" dei Genesis, per recensirlo...), gli si può concedere un minimo di pazienza ed attenuante. Comunque, per me NEGATIVA
"Allien Afternoon" intro ambiziosa per un titolo altrettanto ambizioso; comincio a pensare che il tastierista sappia il fatto suo e che non sia certamente uno degli ultimi arrivati; anche qui però, con lo scorrere dei primi minuti -questa è una delle più lunghe dell'album- subentra come l'impressione di un brano dal buon potenziale iniziale che non riesce mai a decollare definitivamente, almeno finchè non arriva un raffinato medley centrale (minuto 4:00) a spezzare definitivamente l'armonia iniziale strofe&ritornelli e a conferire al brano nuova dimensione (molto bella l'apertura ariosa a minuto 5:00) e nuova rotta più decisa (al tappeto sonoro di tastiere arriva anche il sostegno di una bella chitarra elettrica) che manterrà fino alla fine. La sensazione è quella di ritrovarsi al cospetto di una band che sappia il fatto suo (non solo tastiere e chitarra, anche il motore ritmico è ottimamente integrato fino a fornire ottima idea di coesione d'insieme a chi ascolta) ed abbia le idee chiare su ciò che intende proporre. Cantante sempre all'altezza della situazione. Ottima produzione, bel finale in lenta dissolvenza come il brano merita. POSITIVA
"Not About us"ELEGANTE inizio di arpeggio alla chitarra -mi ricorda cose nobili di un tal Mike Rutherford da Guilford UK, che quando non lasciava emergere quel suo lato così pericolosamente incline alla leziosità nella composizione, era capace di cose assai pregevoli e memorabili- tutto il brano scorre molto aprezzabilmente per chi ascolta, sorretto da una bella armonia vocale conduttrice. Bella prova vocale del cantante che asseconda la vena malinconica del brano. Ballata elegante e raffinata, dalle linee melodicamente sognanti -specie nelle strofe- decisamente ben riuscita. Perfino amalliante (non nascondo che ascoltando l'album per recensirlo, questa è una di quelle che ho riascoltato più volte a ripetizione; in tempi non sospetti, in piena gloria GENESIS, Mike Rutherford combinò cose assai più deplorevoli, "More Fool me" docet... dicendo questo, rendo onore a questa "Not about us"...). Decisamente POSITIVA. Una delle mie preferite dell'album.
"If That's what you need"qui taglierò corto e risparmierò tempo, nel dire che questa mi lascia totalmente apatico. Piatta e incolore, senza spunti; molto "di mestiere". Come se fosse un mero riempitivo (like "just a job to do"...). La sensazione -e il desiderio- è che finisca al più presto affinchè subentri la successiva, non certo il migliore dei commenti. NEGATIVA.
"The Dividing line"Intro decisamente "nervoso" con basso e chitarre elettriche a dominare la linea; ben presto arriva anche il tastierista a rafforzare la costruzione armonica; poi la voce. Non ho ancora parlato del batterista, facendogli torto, perchè anch'egli mi sembra all'altezza della situazione, e non solo qui. Anche in questo brano, tuttavia, subentra ben presto la sensazione già vista -e qualche volta smentita, ma non in questo caso, per quanto mi riguarda- di buone premesse che però non riescono mai a far decollare veramente, come lascierebbe presumere, il brano, nonostante una vigorosa coda finale che inizia a svolgersi da 5:40... peccato. moderatamente NEGATIVA
"Uncertain weather"Inizio soft con voce "da confessionale" che non lascia presagire molto di positivo per chi ascolta; delineandosi, in qualche modo questa mi ricorda "If That's what you need" per le sensazioni che mi apporta, ovvero pressochè nulle, se non una noia generale dominante senza alcuna scintilla d'interesse. La voce -sempre ben presente- non riesce comunque ad elevare il brano dalla apatia. NEGATIVA
"Small Talk"Un altra che non mi piace troppo, anzi proprio per niente. Mi ricorda "una delle tante" monotone già sentite in clichè rock "anni 90" sui generis, dozzinale e nulla di più, con quel solito riff sincopato/ossessivo dominante, così tanto di moda nel sound pop-rock che caratterizzò i decenni 80-90. NEGATIVA
"There must be some other way"Una delle più lunghe della raccolta, ed anche una delle più belle.
Quel tastierista ci sa fare, eccome, nel dipingere raffinate linee sognanti come tappeto sonoro, a cui si aggiunge la solita bella voce, che nei ritornelli tira fuori anche gli artigli, davvero godibile, splendida performance vocale, credo la sua migliore di tutto l'album. Bravo anche quel cantante... Ray Wilson, chi sarà mai costui? bravo comunque. A 4:00 del brano parte uno di quei celebri "cambi tempo - cambi atmosfera" per i quali "quel tastierista" è rimasto così perentoriamente noto nel panorama rock di ogni tempo e così amato dai suoi estimatori di ogni età... molto bello il disegno melodico/armonico che si delinea da qui in avanti... A 6:00 il brano ritorna ai suoi connotati armonici inziali e ritorna la voce a condurre fino alla fine (Ray Wilson qui ci dà davvero dentro in potenza, caratterizzando oltremodo positivamente il brano), che termina in lenta dissolvenza (grazie, cabina di produzione, ottima scelta; anzi io avrei indugiato nella dissolvenza rendendola ancora più lenta e dilatata...). Decisamente POSITIVA, un brano davvero ben prodotto e pienamente riuscito.
"One Man's Foll"Elegante intro di tastiere -in linea col suo autore, altrettanto raffinato nel comporre, quando davvero ci si metteva se ispirato- altra canzone lunga -la più lunga dell'album- ed altrettanto ben riuscita come la precedente. Brano inizialmente dai sentori inconfondibilmente rock, quasi "già visto e sentito", che però da 3:40 evolve in una nuova dimensione più allargata ed eterea, e qui comincia veramente il bello, grazie al tastierista cui si adegua subito anche il cantante, la cui presenza vocale ormai non è più una novità ma una [bella] conferma, oltre a tutto il resto della band. Brano piuttosto articolato nella propria strumentazione di base e nella propria architettura armonica, deve essere stato lungamente pensato dal proprio autore per portarlo dalla iniziale fase creatriva a quella di realizzazione finale. Da minuto 5:00 si svolge una bella e riuscita coda finale -e splendido finale di album, scelta azzeccata della produzione per aver scelto questo brano per quella posizione.
Decisamente POSITIVA
Concludo l'intervento, per dire che questo album, a mio modo di vedere,
è davvero dignitoso ben oltre quanto si potrebbe supporre, una volta liberi da pregiudizi (grazie Marco per avermi consigliato di dimenticare i Genesis)...
...di sicuro, una volta sentito e potendolo giudicare, per me è nettamente superiore sia a "Genesis" che "Invisible Touch", almeno pari a "Abacab", e di pieno diritto appartenente alla grande famiglia "GENESIS".
PS: non so se la collocazione di questo post sia la più appropriata; ho scorso il database GENESIS fino a trovare la prima voce corrispondente all'album in oggetto; magari più in basso nell'elenco di thread esiste già un topic più articolato dedicato alla sua recensione; se lo credi opportuno (mi stò rivolgendo all'amministratore High) taglialo e incollalo in quella destinazione che ritieni più appropriata.
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...