Duke59 wrote:Spero di non attirarmi la ire di qualcuno ma devo dire che - pur amando molto di ciò che i Pink Floyd hanno fatto - ho sempre fatto fatica a considerarli progressive.
La VEXATA QUÆSTIO è naturalmente già stata discussa qui in diverse occasioni, ne ricordo una particolarmente interessante, con argomentazioni molto dotte e ben esposte da ambo le parti. La mia opinione è che entrambi gli schieramenti abbiano ragione.
I Pink Floyd sostanzialmente non hanno mai aderito in modo esplicito al rock progressivo, e non frequentavano (o frequentavano in modo minore e occasionale) il classico "giro" dei complessi progressivi, che sostanzialmente si conoscevano tutti tra loro, e spesso venivano portati in tournée assieme dalle rispettive case discografiche. I Pink Floyd, almeno da un certo punto in avanti, erano sufficientemente famosi da non aver bisogno di essere inseriti in cartelloni in cui erano inclusi altri 3-4 complessi di rock progressivo; eseguivano anzi concerti esclusivi con un grandissimo dispiego di mezzi tecnici (fatto che li ha resi a sua volta ulteriormente celebri).
Però il tipo che musica che facevano (superati i primi dischi "psichedelici" che - non me ne vorranno i fanatici di Barrett - al di là di qualche pionieristica sperimentazione sonora erano piuttosto brutti e molto mal suonati) diviene in seguito pastorale e sinfonica, con sezioni strumentali molto dilatate; interi album sono "a tema" (concept), e logicamente per questi aspetti viene da molti considerata musica progressiva a tutti gli effetti. Non è inoltre da dimenticare che l'etichetta per cui incidevano, la Harvest, è tra le etichette-simbolo del rock progressivo. Certamente la loro musica appare più semplice e meno strutturata di gran parte del progressive, anche per limiti tecnici degli strumentisti, i quali a parte Gilmour (parecchie incollature avanti agli altri) erano poco più che onesti artigiani. Tuttavia esistono altri complessi la cui musica usualmente non raggiungeva grandi picchi di complessità, e che per pastoralità e sinfonicità è accostabile alla loro, i quali sono abitualmente considerati complessi progressivi a tutti gli effetti - vengono in mente ad esempio i Barclay James Harvest.
Personalmente non ho mai avuto difficoltà alcuna a considerare i Pink Floyd un complesso di rock progressivo, ovviamente da un certo anno in avanti. Sono in ottima compagnia perché anche Cesare Rizzi, nella sua ben nota ed autorevole monografia sul progressive, li colloca senza esitare addirittura tra "i maggiori" complessi di rock progressivo.
Tuttavia comprendo anche le ragioni degli altri che, magari abituati a mettere paletti un po' più rigidi attorno ciò che afferisce o non afferisce al rock progressivo, per le ragioni esposte li considerano al di fuori del genere. In fondo le distinzioni tra ciò che è
strettamente progressivo, venato di progressive, influenzato dal progressive oppure ancora
involontariamente progressivo sono per loro natura molto labili e definite da valutazioni personali spesso non oggettive.