Eravamo consapevoli che la maggior parte degli album inglesi veniva rilasciata in Gran Bretagna, in genere, 2-3 mesi prima del rilascio negli Stati Uniti e che la qualità dell'incisione e della confezione era migliore di quella che avremmo trovato in seguito negli USA.
A Van Nuys (cittadina vicino a Los Angeles) c'era un negozio di dischi che si chiamava, con molta fantasia, "Records Ltd", specializato in importazione di dischi inglesi.
Il proprietario aveva un amico in Inghilterra che gli faceva da corrispondente: gli spediva gli albums appena usciti per via aerea, praticamente pochi giorni dopo la pubblicazione.
Inutile dire che quotidianamente andavamo in quel negozio per vedere, e ascoltare, quello che arrivava dal Regno Unito.
Nel mese di ottobre 1970 arriva a casa mia un amico con un disco di una band a me sconosciuta. Con un sorriso a 32 denti mi dice "amerai questo gruppo, sono sicuro" e ha messo sul piatto del giradischi il vinile. Parte "Visions Of Angels" dei Genesis.
Sono rimasto stupito e molto incuriosito da questa band dal suono misterioso. Ho guardato dappertutto la copertina del disco, ho letto tutto quello che c'era scritto sopra. Praticamente in quel mese
ho ascoltato solo quel disco.
Ma c'erano altri gruppi che amavo in quel periodo, al primo posto Emerson Lake & Palmer, e poi gli Yes e l'album The Yes.
Così ho messo i Genesis nel dimenticatio fino a quando non ho saputo che il loro prossimo album sarebbe uscito nell'autunno del 1971. Ho avvisato subito il proprietario della Records Ltd. pregandolo di avvisarmi immediatamente appena sarebbe arrivato il disco.
All'inizio del novembre 1971 ho ricevuto la telefonata che aspettavo: Nursery Cryme era arrivato in negozio!
SOno andato di corsa a prenderlo e appena portato a casa l'ho messo subito sul piatto del giradischi: uno degli album più sorprendenti che io abbia mai ascoltato e ancora una volta mi sono letto fino all'ultima vocale, tutto quanto c'era scritto sulla copertina del disco. Lo ammiravo!
Non riuscivo a credere alla voce di Peter.
That I may join with you
All your hearts now seem so far from me
It hardly seems to matter now."
ma ancora una volta non c'era nessuna foto del gruppo.
Allora ho scritto alla Charisma in Inghilterra chiedendo loro di inviarmi una foto della band. E loro mi spedirono le foto di ogni singolo componente del gruppo ma nessuna foto della band.
Non riuscivo a crederci!
Da circa 2 anni che cercavo di risparmiare per fare un viaggio in Inghilterra. E finalmente avevo il denaro per partire.
Era la primavera del 1972.
In Inghilterra, nell'estate di quell'anno, avrei dovuto incontrare un mio compagno delle scuole superiori, Genaro Rippo (ndr: citato nei crediti dell'album Relayer degli Yes, oggi assistente audio), e sarei dovuto andare in UK a metà luglio e rimanerci circa un mese.
A maggio Genaro mi dice che potevo stare da lui tutta l'estate e non solo un mese. All'inizio di giugno Genaro mi telefona e mi dice: "Vieni immediatamente a Londra perchè i Genesis suoneranno alcuni concerti nell'area londinese in questo mese e i biglietti saranno in vendita già dalla prossima settimana!".
Inutile dire che ho cambiato tutti i miei programmi e ho buttato tutto all'aria. Sono partito per Londra.
Arrivo a Gatwick, un piccolo aereoporto a sud di Londra. Genaro mi viene incontro con una copia dell'ultimo Melody Maker.
In quel tempo "Melody Maker" era la nostra bibbia musicale. Ci avevamo sbavato sopra per anni e ora non mi sembrava vero che avrei assistito ad un concerto pubblicizzato sul Melody Maker. Sono andato a cercare subito le pagine della pubblicità ed ecco lì l'annuncio che recitava a grosse lettere:
Home Counties
GENESIS FREAKS
unite
Your Time Has Come To Shine
Wednesday, June 28th
WATFORD TOWN HALL
Visions of Angels all around dance in the sky. Leaving me here
forever. Goodbye.
Un'altro annuncio diceva che la band di supporto, una special guest, sarebbero stati i FLASH, il nuovo gruppo di Peter Banks, e che i biglietti sarebbero stati messi in vendita tra 2 giorni in un negozio di dischi a Watford che si chiamava Musicland.
Mi sono arrabbiato con Genaro che non voleva fare la coda davanti al negozio sin dalla sera precedente perchè immaginavo che avremmo trovato una marea di gente in coda davanti a noi.
Ero abituato che da noi a Los Angeles si fa così, ci si mette in coda già la notte precedente per essere sicuri di riuscire ad acchiappare il biglietto.
Così abbiamo preso la metropolitana di mattina prestissimo e siamo corsi davanti al negozio di dischi Musicaland e con mio stupore vedo che non c'è nessuno davanti al negozio.
Abbiamo aspettato 2 ore prima che il negozio aprisse e quando siamo entrati abbiamo detto al commesso che volevamo 2 biglietti per il concerto dei Genesis, il ragazzo si guardò intorno perplesso e poi chiese ad un altro commesso "John, dove sono questi biglietti dei Genesis?" e l'altro ragazzo rispose che li aveva lui, di là nel retro-negozio.
"Vorrei 2 biglietti dei Genesis" dissi e il ragazzo mi rispose "Oh, questi sono i primi biglietti che abbiamo venduto, li hanno appena messi in vendita".
Ero sbalordito!
Avevamo i biglietti per i posti in prima fila centrale! Eravamo felici e nel vagone della metropolitana, al ritorno, danzavamo come due imbecilli!
La sera del concerto finalmente arriva ed io mi sono vestito da perfetto English Rock Star, una camicia con maniche lunghe color arancione con tante stelle disegnate sopra, pantaloni attillati a zampa d'elefante, di color marrone e scarpe a zeppa di pelle di serpente.
Partimmo.
Watford è una piccola cittadina a circa 30 km a nord-ovest di Londra, esattamente all'ultima fermata della metropolitana della linea A. Il Teatro Comunale si trova a circa 10 minuti dalla stazione del metrò e per raggiungerlo attraversiamo un bellissimo parco.
La Town Hall è un edificio di mattoni rossi, di grande dimensione, con un campanile e la sala dei concerti è solo una parte della costruzione.
La sala non è molto grande, ma ha un'ottima acustica con pannelli di legno lungo le pareti laterali e di un pavimento in legno. Molte registrazioni di musica classica sono state fatte lì.
Siamo entrati dentro e siamo andati a destra verso il centro della prima fila. L'atmosfera era veramente elettrica in previsione di ciò che stava per succedere.
L'apertura è stata fatta dai FLASH. Avevano pubblicato un album da poco e l'esecuzione è stata proprio perfetta. Niente a che vedere al primo album Ambrosia e, naturalmente, ad uno dei due album dei Genesis.
Mi piaceva una canzone, "Small Beginnings", ma era un pezzo che si rifaceva agli YES. Non aveva dei bei testi ma i FLASH suonavano bene ed è stato bello vedere Peter Banks.
L'eccitazione iniziava a prendere il sopravvento nel vedere che la strumentazione dei FLASH veniva portata via dal palco e i roadies iniziavano a montare gli strumenti dei Genesis.
Gli amplificatori Hiwatt erano sormontati da piante in vaso e la batteria Gretsch era stata piazzata verso la destra del palco e direttamente di fronte a me c'era una grancassa e un supporto da terra in legno e vari oggetti.
In quel momento dall'impianto d'amplificazione una canzone viene diffusa. Era un nuovo brano e un altro genere di musica. Ero completamente affascinato da quello che veniva diffuso in sala.
Ho dimenticato per un attimo di Peter e dei Genesis e solo per qualche istante sono stato assorbito dalla musica.
Quando terminò la canzone chiesi ad una persona che era seduta accanto a me di cosa si trattasse. Era "Starman" dal nuovo album di David Bowie, The rise And Fall Of Ziggy Stardust. Ho subito pensato che avrei dovuto procurarmi al più presto quel disco di Bowie.
Ebbene, tenete presente che sebbene ero un fanatico dei Genesis in pratica non li avevo mai visti prima, nè personalmente nè come band. Nemmeno in foto. Ho pensato che avrei chiuso gli occhi e ascoltato prima la voce di Peter. Solo allora avrei aperto gli occhi.
In questo momento si spengono le luci.
Ho allungato le gambe in avanti e quasi mi sono steso lungo la poltroncina, avevo gli occhi chiusi.
E vengo inghiottito subito da suoni di mellotron. Il mio primo pensiero è stato "ma questo brano non lo conosco!". Avrei voluto che il primo pezzo che avrei sentito dal vivo fosse stato un brano che conoscevo già, ma la musica che ascoltavo in quel momento era incredibile. E ora che ascolto anche la voce è difficile distinguere la voce di Peter così chiaramente dalla musica ma dopo qualche strofa le cose si sono acquietate, "Creatures shaped this planet's soil", questo è Peter, e allora ho aperto gli occhi e le lacrime iniziarono a scendere lungo le mie guance e sono rimasto senza parole.
Tutti della band erano seduti tranne Peter che stava direttamente davanti a me, tutto vestito di nero con colletto ingioiellato e polsini color argento. Capelli lunghi fino alla spalla con un solco sulla fronte, all'attaccatura dei capelli, e occhi cerchiati con eye liner nero. Lui era dietro alla grancassa e aveva il flauto appoggiato al supporto sulla sua destra.
Cantava con il cuore "Watcher Of The SKies", un brano che non avrebbe visto la luce su vinile sino all'autunno del '72, con l'album Foxtrot.
La conclusione del brano fu accolta con fragorosi applausi e acclamazioni. Appena il pubblico si acquietò Peter, con quella voce così particolare, disse "buona sera" ed ha continuato raccontando una breve introduzione al brano successivo.
L'aura emanata da Peter e dai Genesis era completamente differente da quanto mi aspettavo. E' stato tutto così ossessivo e mistico ed ho potuto percepire che il pubblico, incosciamente, ha "paura" di Peter.
La canzone successiva ha fatto aumentare le lacrime sulle mie guance dato che conoscevo ogni sillaba e ogni singola nota della canzone.
"Here today the red sky tells its tale" ed hanno eseguito Stagnation da Trespass.
Allora Peter presenta Phil Collins per un assolo chiamato "One-Handed Drum Solo". Peter prosegue poi con un altro racconto, questa volta parla di foreste, di grotte nascoste, di ninfe. Ha inizio un incredibile versione di "The Fountain Of Salmacis". Il suono di mellotron che proveniva dalla mia destra era così forte che lo sentivo come se fossi sul palco.
Hanno suonato un paio di pezzi, tratti da vecchi concerti, che io non conoscevo: "Happy The Man" e "Twilight Alehouse".
Durante "Happy The Man" Peter si è messo a ballare lungo il fronte del palco e gettava delle spillette a forma di rosetta con scritto sopra "Genesis 72". Potrei pensare che "Twilight Alehouse" sia stata in tema con il mio spirito spesso alla ricerca di un pub. In Inghilterra è sempre tempo di pub.
Entrambi i brani sono stati piacevoli ma io volevo le canzoni di Nursery Cryme e di Trespass.
Non ho dovuto aspettare molto perchè al successivo racconto di Peter ho udito parlare del piccolo Henry, di Cynthia e della partita di croquet. Questo è stato il preludio di "The Musical Box", dove Peter ha recitato la parte del vecchio.
Ero al settimo cielo!
Poi hanno fatto una breve jam strumentale per dare tempo ai tecnici di riparare alcune attrezzature.
La storia successiva è stata il prologo ad un finale veramente sorprendente. Con "The Return Of The Giant Hogweed" hanno scosso la sala fin dalle fondamenta. Verso la fine del brano Peter inizia ad inclinarsi verso la sua grancassa: "Kill them with your Hogweed hairs" e sul crescendo di "HERACLEUM MANTEGAZZIANI" Peter salta sulla cassa e le luci stroboscopiche iniziano a mitragliare la sala ed inizia così una danza incredibile lungo il fronte del palco tenendo sempre l'asta del suo microfono sopra la testa. Quando il brano termina applausi e acclamazioni tumultuose riempiono la sala.
Si sono udite grida di "The Knife" , "The Knife" , "The Knife".
All'improvviso una luce che ha squarciato le tenebre illumina Peter che dice: "For those that trespass against us, THE KNIFE".
I Genesis decidono così di "annientarci definitivamente" con "THE KNIFE".
Proprio quando termina il brano il mio amico Genaro mi urla che è tardi e che se non ci sbrighiamo perdiamo l'ultimo metrò per il nostro ritorno a Londra.
Ma mi ha detto "li andiamo a rivedere domani sera".
Ci siamo andati la sera dopo, a Shoreditch, alla Town Hall, un luogo che era a pochi passi da dove noi abitavamo.
Abbiamo lasciato la Town Hall di Watford ed io ho dovuto togliermi le scarpe per poter correre più spedito alla fermata del metrò.
Appena in tempo.
Che concerto incredibile!