TORI AMOS Una discografia completa con cenni biografici. Credo che passare una notte in bianco colti da un misterioso quanto improvviso attacco di insonnia sia un fatto piuttosto comune. Credo anche che in occasioni come questa sia tutt'altro che infrequente abbandonarsi alla tentazione di accendere il televisore nel vano tentativo di far trascorrere piu' rapidamente le ore, e credo altresi' di poter affermare senza timor di smentita che la quasi totalita' dei miei colleghi sonnambuli si sintonizzi, considerato lo spessore da sagra paesana delle altre trasmissioni notturne, sull'amato-odiato Maurizio Costanzo Show. Di tutte le puntate viste in quel distratto stato di dormiveglia, una penso la dimentichero' davvero a fatica, perche' e' quella in cui mi sono imbattuto per la prima volta in Tori Amos. Dunque: ascolto gli ospiti piu' o meno belli, piu' o meno gasati e piu' o meno competenti dibattere sulle amenita' piu' varie (tra cui non manca mai il tradizionale motivetto "sono gli uomini a conquistare le donne o le donne a scegliere da chi essere conquistate eccetera eccetera") inframmezzati dalla solita quantita' esagerata di spot pubblicitari, quando il signor Costanzo blocca tutto e annuncia che sta per esibirsi una cantautrice americana dal futuro, pare, molto promettente. "Chissa' che roba!", penso, mentre vedo entrare una ragazzotta dai capelli rossi che non saprei se definire terribilmente sexy o, invece, un po' sciatta e trasandata che fa cortesemente sloggiare il signor Bracardi dal suo pianofortino a mezza coda, si siede nella posizione piu' assurda e scomposta che un musicista possa assumere ed inizia a cantare tutta chinata in avanti e voltata verso il pubblico. Bene, inutile dire che il poco sonno residuo mi passo' del tutto. Tanto valeva uscire ed accamparsi per la notte davanti al mio negozio di dischi preferito, tanto ormai di dormire non se ne parlava neanche piu'! Gentile signor Costanzo, di tutte le notti in cui la sua trasmissione mi ha tenuto compagnia, questa e' quella per cui le sono piu' grato. Tori Amos e' nata nel North Carolina, figlia di un predicatore della Chiesa Metodista e di una mezzosangue Cherokee. Bambina prodigio, comincia a suonare il pianoforte all'eta' di due anni e mezzo. Dopo aver frequentato diversi prestigiosi conservatori sempre supportata da borse di studio, si trasferisce a Los Angeles verso la meta' degli anni ottanta, dove inizia la sua carriera musicale vera e propria. LITTLE EARTHQUAKES - 1991 Crucify - Girl - Silent all these years - Precious thing - Winter - Happy phantom - China - Leather - Mother - Tear in your hand - Me and a gun - Little earthquakes Per chi ama la precisione il primo album inciso da Tori Amos e' in realta' Y Kant Tori Read (ovvero, per chi non avesse familiarita' con l'onomatopea inglese, "perche' Tori non sa leggere?"), rarissimo Long-Playing realizzato dalla cantautrice con il gruppo heavy metal del fratello. Data l'assoluta irreperibilita' dell'opera e considerato che l'artista stessa la rinnega, non considerandola un'autentica espressione della sua filosofia musicale, Little Earthquakes viene normalmente considerato il vero e proprio album d'esordio. Come la musicista stessa dichiarera' nelle interviste, i brani di Little Earthquakes sono piccoli quadri che ritraggono le sue esperienze di vita e le sue sensazioni interiori, a differenza del successivo Under The Pink che sara' meno introspettivo. La bellissima Crucify e', ad esempio, una non molto velata critica alla negazione della sensualita' che l'autrice viveva in famiglia e che opprimeva la sua dirompente necessita' di esprimersi. I testi sono sempre di comprensione tutt'altro che facile anche per chi abbia una buona conoscenza della lingua inglese: Tori Amos stessa spiega infatti che ama codificare i concetti e lasciare che sia l'ascoltatore a decifrare liberamente le proprie parole. Il pianoforte, come e' facile intuire, e' in primissimo piano in ogni brano; dal punto di vista puramente musicale, lo stile pianistico della cantautrice americana e' molto originale, personale ed innovativo. La musicista ama dire, al proposito, che "chi conosce solo tre accordi annoia non solo il suo vicino di casa, ma anche se stesso". Cio' che invece non puo' essere data per scontata e' la non comune espressivita' della voce di Tori Amos, che riesce cosi' a dare alla sua musica un'interpretazione profonda e di rarissima intensita'. Little Earthquakes e' bellissimo. Forse il successivo Under The Pink risultera' piu' lineare e gradevole, ma, per gli ammiratori della prima ora, questo album rimarra' sempre il piu' amato. L'ANGOLO DEL COLLEZIONISTA Chi, come il sottoscritto, ha gradito l'avvento del CD come la morte di un caro amico, e' bene sappia che Little Earthquakes e' stato anche pubblicato su Long-Playing 33 giri in una mirabile incisione tedesca della Warner Music, ovviamente ormai irreperibile se non nei negozi di dischi usati. UNDER THE PINK - 1994 Pretty good year - God - Bells for her - Past the mission - Baker baker - The wrong band - The waitress - Cornflake girl - Icicle - Cloud on my tongue - Space dog - Yes, Anastasia Attesissima e splendida conferma del geniale talento di Tori Amos, che non tradisce le aspettative suscitate dall'album d'esordio. Raggiunta finalmente una certa qual liberta' d'azione, la musica creata dalla cantautrice diviene leggermente piu' semplice e lineare, fatto questo che rende Under The Pink un album particolarmente consigliabile a chi voglia accostarsi per la prima volta alla sua musica. Ancora presente la vena polemica nei confronti della religione e della famiglia, ad esempio nel raffinato sarcasmo di God, che esprime alla perfezione lo scetticismo di chi non riesce a vivere la propria spiritualita' in modo eccessivamente trascendentale. Interessante il tentativo di ricerca sonora espresso in Bells For Her, suonata con un pianoforte modificato, indice della volonta' di superare i limiti stessi dello strumento pur senza abbandonarlo in favore di qualche surrogato elettronico. Cornflake Girl e' il singolo che trascinera' l'intero album al successo, ma i dodici brani di Under The Pink sono tutti splendidi. Da quest'album in avanti il pianoforte di Tori Amos sara' sempre e solo un Bosendorfer a gran coda, strumento per cui la cantautrice americana ha una vera e propria venerazione e che e' effettivamente tra i migliori (e piu' costosi) del mondo. BOYS FOR PELE - 1996 Horses - Blood roses - Father Lucifer - Professional widow - Mr. zebra - Marianne - Caught a lite sneeze - Muhammad my friend - Hey Jupiter - Way down - Little Amsterdam - Talula - Not the Red Baron - Agent Orange - Doughnut song - In the springtime of his voodoo - Putting the damage on - Twinkle Purtroppo anche Tori Amos sembra cadere in quella sorta di sindrome da terzo album che accomuna moltissimi musicisti; la conseguenza e' che Boys For Pele appare eccessivamente prolisso, intellettualoide, pretenzioso e, a tratti, perfino auto-celebrativo. Come se tutto cio' non bastasse, l'immagine di copertina in cui la cantautrice appare imbracciando un fucile da caccia (con conseguente selvaggina appesa in secondo piano) suscitera' roventi reazioni presso i movimenti ecologisti americani. Mirabile il tentativo di riscoprire antichi strumenti a tastiera, primo fra tutti il nobile clavicembalo; ma la sua presenza, semplicemente perfetta nel bellissimo singolo Caught A Lite Sneeze, non e' altrove sufficientemente meditata e risulta frastornante se non addirittura superflua. L'interessantissimo esperimento, che lasciava presagire gia' in questo abbozzo grandiosi sviluppi, verra' purtroppo quasi completamente abbandonato in futuro. Divertente l'idea di inserire brevi stacchi musicali, forse un'involontaria presa di coscienza della necessita' di spezzare la monotonia di un album che sarebbe certamente stato piu' gradevole se condensato in meno dei suoi, troppi per chiunque, 70 minuti! FROM THE CHOIRGIRL HOTEL - 1998 Spark - Cruel - Black dove (January) - Raspberry swirl - Jackie's strength - iieee - Liquid diamonds - She's your cocaine - Northern lad - Hotel - Playboy mommy - Pandora's aquarium Al termine del tour mondiale seguito alla pubblicazione dell'album Boys For Pele, Tori Amos decide di concedersi un periodo di riposo perche' e' in attesa di una bambina. Purtroppo, non riuscira' a portare a termine la gravidanza; fino a che punto questo triste evento abbia potuto influenzare la sua musica non e' dato sapere, di certo pero' From The Choirgirl Hotel e' un album radicalmente differente dai precedenti, ed il singolo Spark, pur nella consueta cripticita' dei testi, e' senza dubbio ad esso ispirato. Tori Amos affronta il rinnovamento della sua musica, momento molto critico per ogni artista, con genialita' non comune, e l'album che ne scaturisce e' di indubbio interesse. Moltissimo spazio viene aperto alle percussioni, talvolta elaborate al computer e dunque sintetiche e martellanti, altrove (come in Iieee) quasi etniche. Molta attenzione viene anche dedicata a rumori e suoni creati elettronicamente. Il rischio che i nuovi arrangiamenti rendano la musica caotica e frastornante e' intelligentemente evitato, segno di una misura di se' nuovamente raggiunta dalla cantautrice americana. Di nuovo sotto controllo anche le liriche che, pur nella consueta misteriosoficita', sono melodicamente e metricamente perfette; molto affascinanti le immagini che vengono tramite esse delineate. Una nuova, grintosa e determinata Tori Amos che riesce a dare nuovamente il meglio di se' stessa. TO VENUS AND BACK - 1999 DISC 1: Bliss - Juarez - Concertina - Glory of the 80's - Lust - Suede - Josephine - Riot proof - Datura - Spring haze - 1000 oceans DISC 2: Precious things - Cruel - Cornflake girl - Bells for her - Girl - Cooling - Mr. zebra - Cloud on my tongue - Sugar - Little earthquakes - Space dog - Waitress - Purple people Doppio album realizzato meta' in studio e meta' dal vivo che, pur essendo ad esso stilisticamente parallelo, delude purtroppo le aspettative suscitate da From The Choirgirl Hotel. Per quanto riguarda i brani registrati in studio, essi sembrano curiosamente essere collocati in ordine decrescente di interesse: davvero degni di nota i primi quattro, compreso il piacevole singolo Glory Of The 80's dove ricompare, graditissimo, il clavicembalo in un arrangiamento da manuale; molto meno i restanti, dove alcune scelte stilistiche dell'album precedente vengono portate alle estreme conseguenze (emerge ad esempio una maniacale passione per i rumori di fondo delle apparecchiature elettroniche, esaltati ed amplificati fino all'esasperazione) e purtroppo si sente riaffiorare tutta la stanchezza gia' osservata tre anni prima in Boys For Pele. Si devono registrare in merito le insistenti voci di rapporti tesissimi tra la cantautrice americana e la sua casa discografica, che portano necessariamente a chiedersi quanto quest'opera rispecchi effettivamente la volonta' dell'artista o non piuttosto scelte di marketing piu' o meno oculate. Questa stessa chiave di lettura va' forse estesa anche ai brani registrati dal vivo: molti, a mio modesto modo di vedere, non sono affatto rappresentativi della carriera musicale di Tori Amos. Le "variazioni sul tema", se non supportate dalla mimica dell'artista o dalla visione di quanto stia accadendo sul palco, possono risultare addirittura stucchevoli. Belli i tre brani inediti, ma sarebbe stato ancora meglio avere molto, molto piu' coraggio e pubblicare qualcuna delle famose cover live di Tori Amos. Chi ha avuto la fortuna di ascoltare la sua personalissima interpretazione di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana sa fin troppo bene cosa si intende dire! Rimane in bocca, alla fine, il gusto amaro che sempre lasciano le grandi occasioni mancate.