La prima volta che sentìi nominare Mike Oldfield fu nei primi anni delle superiori. Un mio compagno di classe che suonicchiava in un gruppetto rock accennò a Mike Oldfield e al suo album Tubular bells con tono di grande rispetto e ammirazione. Credo che la cosa avvenne nell'inverno tra il 1973 e il 1974. Ciò, unito alla concomitanza dell'uscita del film l'Esorcista in cui le musiche di Oldfield comparivano brevemente, mi rese curioso nei confronti di questo artista sconosciuto (che a scuola ribattezzammo Michele Campovecchio o Vecchiocampo).
Nel 1974 ebbi modo di ascoltare il 45 giri di Tubular bells (mera operazione commerciale che sfruttava lo scalpore del film l'Esorcista e che riportava in copertina un fotogramma inquietante di quella pellicola) e ne rimasi impressionato sia per l'accostamento con quel film "horror" sia per la particolarità della musica: ipnotica, serena ed inquietante al tempo stesso.
In seguito mi feci prestare l'album e per me fu la scoperta di un mondo nuovo.
Oldfield da allora si è guadagnato un posto intoccabile nel mio personale Pantheon degli artisti più amati di sempre.
Che si parli del folk-rock-sinfonico di Tubular Bells, Hergest Ridge e Ommadown, o dell'ambiziosa avventura rock-orchestrale di Incantations; che si parli dell'improvvisa virata verso lo pseudo funk di "Platinum" oppure delle sperimentazioni elettro-pop-rock di QE2 e Five miles out, che si prenda in considerazione il megasuccesso mondiale di Crisis, contenente sia la suite omonima che l'hit "Moonlight shadow", che i suoi album successivi, inclusi i capitoli II e III di Tubular Bells, la produzione musicale di Oldfield ha sempre mantenuto livelli qualitativi altissimi.
Spesso si abusa della parola "genio", ma nel suo caso potrebbe essere una definizione calzante.
Per via delle sue vicende famigliari Oldfield fu un giovane dal carattere difficile, chiuso in se quasi al limite dell'autismo, e i suoi album fino ad Incantations incluso riflettono questa sua personalità tormentata.
Poi, verso la fine delle registrazioni di Incantations, il giovane Mike venne convinto a sottoporsi ad una particolare tecnica di miglioramento personale (Exegesis) ed ebbe un improvviso e potente "risveglio" (che lui stesso descrive in dettaglio nella propria autobiografia): si tagliò barba e capelli, abbandonò lo stile folk-hippy e completò Incantations quasi controvoglia, impaziente di cimentarsi con il nuovo se stesso.
E infatti per la prima volta decise di rilasciare interviste ai giornalisti (fino ad otto nello stesso giorno) e di intraprendere un tour, cose che prima di quell'importante svolta si era sempre rifiutato di fare.
La foto sulla copertina di Incantations - scattata due settimane dopo la conclusione delle sedute di Exegesis - è eloquente:
Un cambiamento da così
https://progrography.com/mike-oldfield/ ... dawn-1975/a così
https://cover.box3.net/newsimg/dvdmov/m ... -cover.jpgvia i capelli lunghi e la barba qui vediamo un sorprendente Mike sbarbato, con i capelli corti, che indossa una giacca e che tiene le mani in tasca, guardando nell'obiettivo con uno sguardo enigmatico da una spiaggia dell'isola di Minorca (dove Richard Branson al tempo aveva una casa).
Il nuovo Oldfield era nato. E Mike così esprime nella sua autobiografia i suoi pensieri su quel momento cruciale:
[...]Dopo il seminario, la mia vita era cambiata completamente: dovetti ricostruirla dal nulla. Avevo bisogno di trovare nuovi modi di vivere, lavorare, avere relazioni, relazionarmi con me stesso. Non fu come la seconda parte della mia vita, fu come iniziarne una completamente diversa.
(...)
Ironia della sorte, era stato il fatto di essere posseduto da una terribile ansia che aveva dato alla mia musica tensione e potere reali. La mia musica era stata sovralimentata, era a propulsione nucleare a causa della mia paranoia, ma ora la mia ispirazione era svanita. Dovevo trovare un altro motivo per fare musica, una nuova musa. È stato un periodo strano: sapevo di essere arrivato a un bivio. Fortunatamente sono stato in grado di uscirne e andare avanti, poiché avrei potuto facilmente crollare e non andare da nessuna parte.[...]
(da Oldfield, Mike. Changeling: L'autobiografia di Mike Oldfield . Ebury Publishing. Edizione del Kindle.)Fortunatamente Mike riesce a cavalcare il cambiamento e ciò si nota nelle sue composizioni successive, più accessibili al grande pubblico ma in grado di conservare una coerenza stilistica di base, soprattuto nei brani di più ampio respiro. Anzi da lì a qualche anno la sua fama toccherà punte ancor più elevate grazie alle azzecatissime hit "Moonlight shadow" e "Foreign affair".
Il primo album della nuova vita di Oldfield - tralasciando il doppio live "Exposed" registrato nella sua prima tournèe di sempre in cui compare il solo inedito "Guilty", uno strumentale già orientato in direzione più pop - sarà l'album "Platinum". Platinum è un album strano, di transizione, ma che riesce a fondere la ricerca di qualcosa di nuovo (nel caso le influenze swing americane) con lo stile caratteristico del vecchio Mike.
Onestamente non sono mai rimasto deluso dalla musica di Oldfield, di cui apprezzo tanto gli hit da classifica che le composizioni più elaborate ed enigmatiche. In ogni suo album , anche nei meno riusciti, riesco sempre a trovare cose di alto livello, emotivamente ed intellettualmente stimolanti.
E tutto ciò ebbe origine da quel primo, folle, meraviglioso esperimento pubblicato nel 1973.
Un album storico sia per come venne realizzato sia per il suo contenuto musicale.
Una pietra miliare della musica.