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Sarei curioso di raccogliere le vostre esperienze su quest'album che, piaccia o no, è stato molto importante nella carriera del gruppo."caro Marco86,
se l "86" del tuo "nick" corrisponde al tuo anno di nascita, getta l'occhio sul mio "nick" : se la convenzione che abbiamo adottato è la stessa, ti renderai facilmente conto della mia età... 40 anni fà, qualche giorno dopo la sua pubblicazione, acquistavo
in tempo reale l'album in oggetto...
hai chiesto un "feedback" sul disco, eccolo.
Autunno 1981, fine di Settembre: è sera, quasi sull'ora dell'imbrunire e mi ritrovo nel centro città dove vivo (Parma) per concedermi il solito "tour" di alcuni negozi del centro, devo sbrigarmi perchè manca poco all'orario di chiusura; transito in una via dove allora c'era un noto negozio di dischi -(che come tutti gli altri della città ha poi trovato il proprio destino nel corso del tempo, cioè la chiusura definitiva)- e naturalmente, come sono abituato a fare, getto lo sguardo sulla vetrina dove sono esposti gli ultimi arrivi, e l'occhio cade su un Lp che evidenzia una scritta a cui non sono certo indifferente,
"Genesis" scritto in corsivo ad attirare la mia attenzione... A prima vista la copertina mi sembra decisamente "brutta" da vedere,
considerando che possono essere "i Genesis" (avendo a mente le loro famose copertine, anche le ultime senza Peter Gabriel)... entro e chiedo "
che roba è quel disco?...", la commessa mi risponde essere "
l'ultimo album dei Genesis arrivato in negozio appena da qualche giorno..." OK, trattandosi di "loro" non posso certo esimermi dal prenderlo, pago e prendo la via di casa, incuriosito al pensiero di ciò che vi troverò...
Piccola nota di disappunto personale: era la prima volta, da quando li conoscevo, che venivo colto alla sprovvista dall'uscita di un album dei Genesis (di solito mi tenevo molto informato sui loro movimenti) ma era semplicemente dovuto al fatto che avevo "mollato" l'interesse nei loro confronti: dopo il 1978 e la pubblicazione di "And then there where three" il cui ascolto era stato per me piuttosto deludente, non li seguivo più come un tempo, anche se "Duke" aveva in qualche modo ridestato l'interesse... Ma non potevo immaginare quello cui stavo andando incontro quella sera...
Arrivo a casa, metto il disco sul piatto, accendo il giradischi, abbasso la Shure V15-IV sui solchi iniziali, metto in testa la mia Sennheiser Unipolar 2002 (mai troppo rimpianta cuffia elettrostatica dalle qualità audio eccelse che accompagnò quei miei anni, quando non disponevo ancora di diffusori acustici), alzo il volume dell'ampli, mi siedo ed inizio ad ascoltare...
"Abacab"Una partenza tutto sommato buona: il brano recava una continuità di stile con certi brani di "Duke" che mi piacevano, anche la title track del nuovo album risulta piuttosto godibile; bella e riuscita anche la lunga coda strumentale a chiudere il brano; l'album inizia con ottime prerogative...
"No Reply at All"qui arriva la prima sorpresa e non è di quelle buone : i fiati [un intera sezione, per la prima volta] in una canzone dei Genesis(!!); non gradisco per niente; se avessi voluto della roba simile, avrei acquistato un disco degli Earth Wind & Fire o dei Commodores (che peraltro aborro)... grossa delusione (pari solo allo sbigottimento
per la presenza dei fiati).
"Me & Sarah Jane"il disappunto precedente viene mitigato da questo brano sontuoso,
che allora come oggi mi appare il migliore dell'album, quello ancora più in linea con la gloriosa tradizione musicale di Banks, Rutherford&C; propone uno sviluppo armonico articolato e raffinato nelle sue diverse progressioni, che anche ad un vecchio fan della band non può non piacere. In gran lustro Anthony Banks qui, con le sue mirabili scelte di suoni a fornire l'orchestrazione principale al brano, dalle quali traspare inequivocabilmente chi ne sia l'autore (A.Banks appunto, anche senza bisogno di citarlo)...
"Keep It Dark"Canzone che trovo subito monotona ed incolore, anche se perfettamente orchestrata "alla moda dei suoni" di quei nuovi "anni 80" appena nati, ma con un andamento armonico decisamente piatto (a tratti quasi ossessivo) e banale con una scelta dei suoni che non mi attirano per niente ma anzi mi infastidiscono... altra delusione.
fine della prima facciata dell'album (ah già, detto per i più giovani: allora nel 1981, con l'alba dell'era digitale ancora da sorgere, il
disco vinile -Lp o 45g- era il supporto musicale STANDARD; occorreva girare la facciata del supporto, per mettere in contatto la testina con la facciata successiva...
bei tempi romantici andati e perduti per sempre, sopraffatti dalla fredda generazione digitale prossima a divenire...)
con tutta la seconda ancora da ascoltare, ma sono già abbastanza perplesso... "Dodo/Lurker"qui arriva un altro disappunto: a parte che il brano è alquanto pretenzioso senza riuscire a raggiungere quanto si propone (almeno per me), con una produzione generale decisamente "pesante" - per scelta di suoni, wattagio messo in campo ed orchestrazione generale- alla fine arriva quel refrain di tastiere -ripetuto più volte- così terribilmente lezioso e sgradevole all'ascolto -specie sapendo da chi proviene- il che non fa altro che aumentare il mio disappunto; non faccio tempo a riprendermi dalla perplessità, che arriva in tutto il suo splendore, annunciata da quella specie di... boh? dopo tanti anni, ancora non riesco a dare un nome e un indirizzo a quel "suono"(correrei il rischio di essere volgare) :
"who dunnit?"Non ci crederete, ma nella mia vita da appassionato di musica, ricordo ancora oggi gli istanti in cui conobbi determinati albums (in particolare "Beatles 62/66", "Beatles 67/70", "Selling England by the pound", "NURSERY CRYME"); cioè: ho cristallizzato nella memoria l'immagine di cosa stavo facendo in quei giorni particolari, come fosse oggi, tanto fu alto il pathos da me provato all'ascolto degli albums citati (ce ne sono anche alcuni altri), ma non credevo potesse essere possibile la stessa cosa in NEGATIVO;
ebbene, "who dunnit?" è riuscita in questo.
Ricordo ancora la mia sorpresa,
più che disappunto, al proseguire dell'ascolto di questa... canzone... il primo impatto fu [per me] TERRIBILE
; e dopo 40 anni non ho mutato il mio pensiero su questa... "cosa" : una delle scempiaggini più desolanti mai composte in musica; inutile e quasi volgare; ancora peggio: pensando da CHI proviene questo obbrobrio(*), da una fonte che non penseresti mai poter essere possibile (dallo stesso autore che ha composto Musica del calibro di FIRTH OF FIFTH, THE CINEMA SHOW, MAD MAN MOON, ONE FOR THE VINE e molto altro ancora), la mia arrabbiatura non può che aumentare; col tempo ho elaborato la cosa concludendo che si tratta di una solenne ed allo stesso tempo elegante "
presa per il c." da parte dei Genesis verso i loro fans più zelanti. Non gliel'ho perdonata (cioè: col tempo forse si, ma non ne sono troppo sicuro...) nel senso che dopo l'ascolto di "questa cosa", ho deciso che quello era destinato ad essere il mio "ultimo album dei Genesis". Non ne ho mai più acquistati in vinile.
Quella sera non arrivai nemmeno all'ascolto delle canzoni finali dell'album, perchè il disgusto provato era tale che per istinto di rigetto abbassai il volume dell'ampli ed azionai la leva alza braccio della testina con "Who Dunnit?" ancora da terminare; fine della storia. Se avevo provato delusione ed imbarazzo all'ascolto di "And Then there where three" di 3 anni prima, temporaneamente sedata da "DUKE" (che considero l'ultimo grande disco della band, comunque non avvicinabile ai VERI capolavori dei Genesis, quelli che terminano con il 1977 per intenderci), "Abacab" fu per me il disco che determinò la fine dei miei rapporti con i Genesis.
Quindi, per ritornare alla tua osservazione iniziale, Marco86, anche per me si può dire che questo disco fu in qualche modo "importante" e decisivo...
(*) la genesi della canzone è nota, in quanto è stata svelata dalle parole di Phil Collins poi riportate su diverse pubblicazioni :
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...eravamo nel mezzo delle sessions per l'album che sarebbe diventato "Abacab"; tra una jam di prova e l'altra, quando ci fermavamo, Tony iniziava a suonare un refrain alle tastiere, sempre lo stesso, tutte le volte... a forza di suonarlo, finì col diventarmi insopportabile... all'ennesimo accenno, alla fine non ne potei più ed esclamai "OK TONY! LA FAREMO!!!..."; ci scrissi su velocemente un testo "cretino" elaborato in fretta, ed ecco che in poco tempo la canzone era pronta per essere registrata...»... sembra quindi che, pur essendo accreditata "Genesis" nelle fonti dell'album, il "capolavoro" in oggetto sia frutto soprattutto di Banks&Collins...
Da sempre molto accondiscendente verso la band, questa volta il pubblico italiano mostrò di non gradire affatto: nella successiva tourneè italiana del 1882 a promuovere l'album, tutte le volte che venne "attaccato" l'intro di "Who Dunnit?", si levarono bordate di fischi da parte di tutto il pubblico presente... (con disappunto evidente da parte di Collins...)
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...