Ciao Ciciuiss, ciao Duke, è un piacere leggervi di nuovo!
Un po' anche a Torino la seconda parte è risultata più "sciolta" della prima, ma direi non in modo molto marcato; forse effettivamente a Bergamo c'era qualcosa che non andava (livelli dei monitor sul palco?) che innervosiva i musicisti e che è stato messo a punto approfittando dell'intervallo.
Mi fa veramente piacere che Nad Sylvan sia stato apprezzato, ha un timbro di voce particolare che non a tutti può piacere (ma d'altronde anche Peter e Phil non avevano una voce limpida secondo i canoni della lirica!) e come tutti i cantanti non sempre è "in serata" (ho sentito stecche terribili anche all'opera lirica di Torino...) ma alla highinfidelita e me è sempre piaciuto moltissimo. Ci piace anche moltissimo la sua gestualità e la sua interpretazione fisica delle liriche, veramente progressiva e barocca ma al tempo stesso misurata, senza strafare. E' infine una persona molto simpatica e disponibile, che cerca il contatto con i
fan.
Caro Duke, con la tua domanda sui sassofoni hai scoperchiato il vaso di Pandora...
Scherzo, mi permetto solo una piccola divagazione perché so che anche tu sei un musicista interessato agli strumenti e alle questioni tecniche che non riguardano solo l'ascolto ma anche l'esecuzione. Trenta anni fa (nientemeno!) tentammo di inserire in un complessino nel quale suonavo un mio compagno di classe proveniente da una di quelle famiglie d'educazione tradizionale in cui ad un certo punto ti acquistavano uno strumento musicale e ti toccava imparare a suonarlo. A sua sorella toccò un violino, a lui un sassofono (contralto, come si dirà). Erano gli anni belli in cui canzoni come Who Can It Be Now dei Men At Work furoreggiavano e il sassofono saltava fuori da tutte le parti, e ci illudevamo (perché di pia illusione si trattava) di ottenere un
sound avvincente come quello. Ci scontrammo purtroppo con le mostruose difficoltà tecniche di questo strumento, con la sua infernale ancia che non ne voleva mai sapere di vibrare, con stonature tanto improvvise quanto inspiegabili e via dicendo. Mi rimane tutt'oggi in eredità di quel periodo una profondissima ed incondizionata ammirazione per chi riesca a padroneggiare questo diabolico ottone: proprio in questi giorni di Torino Jazz Festival, in una
jam session notturna al Mad Dog ho sentito un giovane e validissimo sassofonista fargli emettere un suono ritmato percussivo tipo "bong-bong-bonnng" e m'è caduto il drink di mano perché mi chiedevo come cavolo stesse facendo, mentre noi avevamo difficoltà a fargli emettere persino una nota normale. L'altra cosa che mi è rimasta in eredità di quei lontani giorni è una discreta cultura sulle diverse tipologie esistenti di questo strumento.
Per gran parte dei concerti con Steve, Rob Townsend impiega un sassofono soprano. In questa tonalità lo strumento è diritto perché risulta talmente corto da non necessitare di piegature del tubo per essere raggiungibile con le mani; non ha dunque la forma classica che l'uomo della strada associa alla parola "sassofono", assomiglia piuttosto ad un clarino, però in ottone anziché in legno, e anche il suono dei due strumenti risulta simile sotto certi aspetti. Steve si è accorto che nella chiave di soprano il sassofono armonizza molto bene con la chitarra elettrica distorta, e se ne serve a piene mani. Personalmente non mi piace molto il suono del sax soprano, lo trovo troppo
cheesy e anche poco caratterizzato, preferivo di gran lunga quando era Amanda Lehmann ad armonizzare con Steve con una seconda chitarra elettrica; concordo anche sul fatto che certe parti di flauto andrebbero suonate col flauto, che oltre ad avere un suono più delicato è anche più tipicamente progressivo. Comunque riconosco che l'idea è molto originale e va a merito di Steve. Anche il nostro Vasco Rossi negli anni '90 impiegò su vasta scala il sax soprano nel rock in numerose sue canzoni, direi anzi che è un suono che caratterizza molto fortemente quel suo periodo artistico (si ascolti Fronte Del Palco). Al di sopra del sax soprano c'è in teoria il sopranino, che non credo d'aver mai ascoltato di persona perché è d'impiego più raro ed è anche più difficile da suonare (a quelle frequenze l'ancia comincia a non volerne sapere di vibrare); comunque lo strumento è sostanzialmente uguale ma più corto.
Il sassofono contralto - lo strumento su cui il mio compagno di classe s'amareggiò la gioventù - ha già la forma del sassofono come tutti se lo immaginano: doppia piegatura e campana rivolta leggermente verso il pubblico. Anche il timbro che emette è già "sassofonoso" come tutti se lo aspettano, sebbene sulle note più acute ricordi molto il sax soprano. E' comunque uno strumento di piccole dimensioni, che posto di fianco a un sax tenore o in mano ad un sassofonista corpulento sembra un po' un giocattolo. E' facile distinguerlo osservando la sagoma del tubo nella zona del becco: il tubo è dritto, senza curva ad "S", e dopo una piegatura ad angolo leggermente ottuso (100°-120°) scende verticalmente per poi risalire con la campana terminale.
Il sassofono tenore è quello che si vede impiegare più spesso, ed è anche quello che presenta il timbro più tipicamente inteso come "suono del sassofono" dall'ascoltatore comune. Anche in questo caso è facile distinguerlo osservando la sagoma del tubo nella zona del becco: il tubo ha la classica curva morbida ad "S": sale leggermente verso l'alto per poi ridiscendere e formare il corpo verticale dello strumento. Mentre il sax contralto suona su una scala a sé, il tenore ed il soprano suonano sulla stessa scala spostata di un'ottava, e anche la diteggiatura risulta molto simile se non identica, per cui di solito chi sa suonare il sax tenore suona senza difficoltà anche il sax soprano e viceversa. Credo che Rob Townsend nel bellissimo benché troppo breve assolo di Beasts In Our Time suoni un sax tenore (avendo dimenticato il mio fido binocolino non ho potuto verificare bene), ma potrebbe essere anche un sax contralto perché gliel'ho già visto suonare e so che maneggia bene anche questo.
Il sassofono baritono si distingue non solo per le grosse dimensioni dello strumento, ma soprattutto per la caratteristica "chiocciola" che il tubo forma tra il becco ed il corpo verticale dello strumento: si avvolge su sé stesso come una tromba o un corno allo scopo di allungare la lunghezza complessiva del tubo senza aumentarne le dimensioni lineari; anche la campana è molto prolungata e risale fin quasi verso la testa dello strumento. Molto usato nel jazz e nello swing sia come strumento di fila delle
big band, ma anche da molti solisti, ha uno spettacolare suono grave molto "grattato". Ha la stessa scala del sax contralto, e nuovamente chi sa suonare il baritono suona anche il contralto e viceversa. Per la cronaca esiste anche uno strumento ancora più grave: il sassofono basso, veramente gigantesco, ha una struttura in un certo senso simile a un fagotto rovesciato, col tubo del corpo principale che sale molto in alto per poi dopo una piegatura a 180° ridiscendere per portare il becco all'altezza della bocca dello strumentista. E' uno strumento d'impiego rarissimo che non ho mai visto/ascoltato di persona, immagino costi una fortuna. Le foto della bella figura qui sotto credo spieghino meglio delle mie parole, però non sono in scala: il sassofono basso ma anche il baritono sono strumenti veramente molto grossi, al confronto dei quali il sax contralto sembra un piffero per bambini.