Nell'ultimo numero di Dusk c'e' una recente intervista a Phil Collins, non si sa realizzata da chi di preciso, in cui tra le varie domande gli viene chiesto di indicare quali siano secondo lui dei "buoni groove". Non ce ne vorra' l'ottimo Mario Giammetti, che non manca mai di inserire in ogni numero di Dusk una sua "tirata" denigratoria contro internet, ma essendo noi invece persone che le potenzialita' della rete hanno deciso di sfruttarle al meglio, ci andiamo subito ad ascoltare assieme questi brani e ci divertiamo a commentarli...
Il primo dei due brani con cui risponde Phil e' 50 Ways To Leave Your Lover di Paul Simon.
Non avendo mai seguito Paul Simon, ho scoperto solo ora di conoscere molto bene il ritornello di questo brano senza tuttavia sapere che fosse suo. Riguardo il "groove", personalmente devo dissentire con Phil. Si tratta sicuramente di un groove interessante e batteristicamente originale ed impegnativo. Pero', almeno su di me, ha un effetto abbastanza soporifero. Credo fondamentalmente di intendere col termine groove una cosa leggermente diversa da quella che intende Phil: per me un "buon groove" deve per prima cosa essere trascinante; l'aspetto squisitamente tecnico e la complicazione accademica fine a se' stessa vengono dopo.
La seconda risposta di Phil e' When The Levee Breaks dei Led Zeppelin
Che dire? Sacri Led Zeppelin. Forse pero' mi viene da considerare che in questo caso il groove sia piu' che altro complessivo dell'intero brano e di tutti i musicisti. La batteria, sicuramente trascinante per impiegare lo stesso termine appena usato in precedenza, e' solo uno degli ingredienti che danno groove al brano. Tra parentesi mi rendo conto mentre scrivo che gli Oasis - il gruppo piu' sopravvalutato di tutti i tempi e tutti i generi - non sono solo dei copioni dei Beatles, ma hanno anche scopiazzato (senza riuscirci bene, ovviamente) groove come questo.
Tra gli altri punti rimarchevoli toccati da Phil Collins, c'e' Ringo Starr (batterista circa il cui effettivo valore discutemmo in lungo e in largo un paio d'anni fa, per chi ricroda quel thread) che Phil inserisce tra i suoi "idoli, eroi e batteristi che l'hanno influenzato". Dice Phil che <<suono' alla grande in grandi canzoni>> e che <<non e' un batterista cosi' semplice [...]. E' un grande batterista>>. Phil cita inoltre Ginger Baker (che conosco poco/nulla) e Keith Moon, di cui menziona in particolar modo la performànce in Won't Get Fooled Again, che riascoltata con attenzione contiene in effetti molte cose accostabili a quanto fatto da Phil.