Dove eravamo rimasti?...
...votata la decadenza da senatore per il cav. la cui sentenza definitiva dovrebbe essere emessa tra una decina di giorni, già le testate italiane parlano di "
fine di un ventennio politico" con probabile chiusura di quella che potrebbe passare alla storia con il nome di "seconda republica".
Ma cosa ci resta? ...cosa è cambiato?
...ma soprattuto, cosa potrebbe cambiare da qui al futuro in questo paese??
Apparentemente nulla, almeno in un ottica di raggio a breve-medio termine.
I problemi cronici italiani restano tutti irrisolti.
La Giustizia mantiene (e manterrà) i suoi tempi bibblici perchè così deve essere, per favorire e sostenere una casta di privilegiati (avvocati e magistratura) che ha proliferato e prosperato nel tempo : se snellisci le procedure e riesci a fare in modo che un processo ottenga la sua sentenza definitiva dopo un anno (un arco di tempo tutto sommato ragionevole per altri paesi, impensabile per il nostro), ti rendi conto che il poderoso esercito di avvocati e burocrati presenti nel nostro paese non ha più ragione di essere; e dopo, come fanno a mangiare e mantenersi costoro??... un dato ufficiale che dovrebbe fare riflettere : il numero di legali regolarmente iscritti all'albo degli avvocati in Italia è 5(cinque) volte quello presente in un paese come la Francia, che vanta lo stesso numero di abitanti (60milioni) del nostro... allora poi, ti spieghi come mai le cause civili e penali intentate nel ns paese non hanno eguali per numero in nessun altro paese appartenente alla Comunità Europea. Solo un caso?
Il
gigantesco carrozzone della pubblica amministrazione, principale responsabile dell'enorme peso fiscale caricato sulle spalle dei cittadini contribuenti, non intravede ancora minacce all'orizzonte sotto forma di tagli alla sua spesa, perchè nel nostro paese l'apparato pubblico nasconde, annidati in esso, una serie impressionante di società ed enti parassiti tra i più diversificati per settore, completamente inutili per il cittadino ma utili solo per mantenere i privilegi di questi fortunati (e astuti) burocrati : tutti questi corporativismi sono talmente forti e radicati all'interno dello Stato che è difficile (per non dire impossibile) riuscire a scalfirne le posizioni acquisite. Infatti, nessun governo sia di destra o di sinistra si sogna di farlo, dato che le conseguenze derivanti da una simile azione sarebbero
fortemente negative verso chiunque decidesse di intraprendere una mossa così azzardata.
Un ministro del governo Monti era stato direttamente delegato per analizzare a fondo tutti i costi della macchina pubblica italiana, con l'obiettivo di intravedere dove poter agire per porre un freno alla sua spesa divenuta ormai insostenibile per i contribuenti; al termine del suo studio, egli aveva concluso affermando che "almeno 150miliardi di €" della spesa annua (contabilizzata in 800miliardi di €) potevano essere "aggredibili" a scopo di risparmio; ovviamente non se n'è fatto nulla.
Enrico Letta ha appena nominato un altro "saggio" delegandolo allo stesso compito del precedente : c'è da scommettere che arriverà alle stesse conclusioni del primo, così come c'è da scommettere che alla teoria non seguirà la pratica, cioè i fatti, cioè i tanto auspicati
tagli alla spesa. Altra caratteristica in comune tra questi due personaggi : li avremo pagati per un lavoro che non sarà servito a nulla; finirà come una gocciolina nell'oceano di sprechi e spese inutili che l'italia è riuscita a compiere negli ultimi decenni, sottraendo ricchezza alla comunità intera arricchendo solo pochi priviliegiati, sempre i soliti.
Come si può vedere, la storia non cambia; la domanda che uno può farsi, allora, è :
che differenza c'è tra 40anni fà ed oggi, se in fondo nulla è cambiato (se mai, peggiorato) nel modo di pensare ed agire della politica e della pubblica amministrazione ?
La differenza (e la risposta) è che 40 o 30anni fà, quando ancora l'italia non faceva parte di una stretta allenza economica rappresentata dalla moneta unica, quando l'entità del ns debito pubblico non era ancora fonte di preoccupazione, e quando ancora potevamo decidere di svalutare la nostra divisa per renderci più competitivi verso i mercati esteri (italia secondo paese esportatore europeo, non dimentichiamolo) ce lo potevamo permettere.
Oggi non più, da quando tutti i problemi legati al ns gigantesco debito pubblico sono arrivati come nodi al pettine e da quando paesi influenti (e potenti in orbita europea come Germania, Olanda, Finlandia...) inseriti nella stessa area di interesse comune rappresentata dall'
€ sono in grado di dettare legge fino a decretare la perdita di sovranità decisionale per uno stato fortemente deficitario (come già accaduto in Grecia e Portogallo, e come tutto sommato potrebbe accadere anche in italia se non svolgiamo diligentemente i compiti a casa come ci sono stati assegnati : solo che l'Europa ci richiede di diminuire il debito agendo prevalentemente sulla spesa pubblica e sui tagli di essa, non sulla pressione fiscale verso imprese e cittadini, ma questo suggerimento sembra proprio che i ns politici di vertice non lo vogliano nemmeno prendere in considerazione, abituati come sono a ragionare in termini di "
Stato e servizi da fornire al cittadino equivale a tasse che quest'ultimo deve corrispondere al primo"... senza nemmeno entrare nel merito che quanto speso dai cittadini non equivale nemmeno in parte alla (pessima)qualità dei servizi forniti dagli enti locali sparsi sul territorio.)
Quindi, tornando al punto con cui avevo aperto questo intervento, spero non si creda che avendo definitivamente eliminato il caimano dalla scena, si pensi di avere risolto la faccenda italiana. Essa è assai più complessa e ingarbugliata di quanto possa far credere una "vittoria" politica.
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...