Di fronte ad un album come 'The Resistance' capisco meglio il motivo per cui in molti non amino questo gruppo.
Probabilmente è l'album che molto più dei precedenti richiede uno 'studio' vero e proprio e in un'epoca consumistica tale un atteggiamento, un approccio simile verso una (pretenziosa?) opera d'arte può diventare pesante e fuori luogo se non animato da una vera passione.
La mia per i Muse è stata crescente, ed oggi di fronte a quest'album è confermata pienamente.
The Resistance mi ha colpito profondamente, e tanti sono i motivi, molteplici le variabili e le chiavi di lettura, quanti i punti di vista dal quale appunto analizzarlo.
Istintivamente mi viene da pensare a cosa sarà il loro prossimo album, a questo punto.
The Resistance è una storia, ma senza trama definita, una sceneggiatura musicale molto vaga fondata sul visionario romanzo "1984", di G. Orwell.
Moltissime le citazioni musicali classiche e non, peraltro dichiaratissime come l'omaggio ai Queen ('chi ama l'opera non può non amare i Queen', afferma lo stesso Bellamy, cultore della musica classica e lirica) e a certa musica 'colta'.
La scelta di inserire 'Collateral Damage', che altro non è che il Notturno op.9 n° 2 di Chopin, come parte finale di United States of Eurasia è...'oltre', a mio avviso.
E' parte figurativa ed evocativa della storia che si sta narrando attraverso i vari episodi musicali, inneggianti di fondo ad una resistenza diversa, la cui sostanza è probabilmente l'amore stesso, in una situazione apocalittica e non tanto futuristica, cupa e angosciante come le atmosfere fantasientifiche ma non troppo create da P.Dick e tanto care al Bellamy adolescente.
(L'amore è la nostra resistenza!
Ci tengono divisi e non smetteranno di avvilirci
Abbracciami, le nostre labbra sigillate in eterno
Se viviamo la nostra vita nella paura
Mille anni aspetterò
Solo per vederti sorridere di nuovo
Soffoca le tue preghiere per l'amore e la pace
O sveglierai la psicopolizia
Possiamo celare la verità dentro di noi)
Impressiona la frammentarietà di quest'album, che per esser compreso pienamente forse necessiterebbe innanzitutto d'una visione d'insieme piuttosto che di un'analisi parziale.
Ci sono episodi molto distanti tra loro sia per atmosfera che per scelte musicali, qualcosa attiene ai Muse d'annata, molto altro invece è volutamente direzionato verso un 'sinfonismo' dove sempre più il pianoforte di Bellamy si fa portante come già in Absolution.
Si passa da brani puramente rock e tiratissimi, ad altri che puntano senza dubbio alla classifica, ancora da esperimenti che lasciano piacevolmente perplessi (citazioni dai Radiohead di Yorke), a estrapolazioni dirette dal mondo classico (Mon Coeur S'Ouvre à ta Voix è parte di un'opera del musicista C. Saint-Saens) fino al capolavoro in assoluto che è la mini-suite sinfonica Exogenesis, divisa in tre sezioni, della durata di 13 minuti scarsi.
Qui i Muse raggiungono l'apice della loro carriera, a mio avviso, e chi scrive è uno che li segue (e attentamente) sin dal loro inizio.
Nella prima parte dell'Overture sembra effettivamente di ascoltare l'introduzione ad un concerto che sta per arrivare...poi subito l'orchestra inizia un arpeggio continuo su frasi di 12 note che altro non sono che le scale degli accordi, mentre sotto questo cielo di note che salgono e scendono prendono posizione...i Muse, introdotti dai tom della batteria e dalla vocalità così particolare di Bellamy, che sembra davvero preannunciare qualcosa di definitivo e forse...sinistro.
La seconda parte di Exogenesis (Cross-Pollination) viene introdotta al pianoforte e sembra di trovarsi dentro un concerto per piano e orchestra di Liszt. Poi il 3/4 triste e romantico che svolta improvvisamente in un'apertura classicamente Muse, tempi accelerati, chitarre e ritmo sempre sostenuto per poi richiudersi in maggiore sempre con il pianoforte...in solitaria, pianoforte tra l'altro molto ben suonato.
Poi la fine, il terzo movimento, Redemption, che si apre anch'esso con il pianoforte che annuncia un romanticissimo motivo 'noto' sopra un tappeto di archi che vede entrare piano, nel crescendo, la batteria che porta con sé ancora una volta la voce di Bellamy. Sia arriva così alla punta massima secondo me raggiunta dai Muse. Sopra un ostinato al basso e pianoforte accompagnato da lente rullate ai tom, la voce canta "Ricominciamo...è la nostra ultima possibilità di perdonarci" in un passaggio che definirei...memorabile, ed è il momento in cui chi conosce la storia d'amore tra Winston e Giulia, chi 'sente' in sè il dramma della mancanza della vera libertà ed è dotato di una minima sensibilità non può non essere indotto al pianto...
Mentre sfumando riprende il motivo iniziale del terzo movimento, che ora appare ancora più bello e doloroso, termina quest'album che offre moltissimo ma che richiede anche molto, sicuramente.
E' un'opera complessa, in cui sicuramente c'è anche un forte messaggio politico, in cui coesistono diversi generi e tendenze, in cui tutto a volte sembra così barocco ed eccessivo, ma che in realtà si sente essere spontaneo, per un gruppo così poco identificabile come sono i Muse.
Ora e sempre...Resistenza.
http://www.youtube.com/watch?v=y6IdFgKk ... re=related