by Dalex_61 » 13 Jan 2009, 14:29
Ho finalmente ascoltato questo tribute e posso dire la mia, per quello che vale. Non sono un amante dei "remake", ma neppure li rifiuto a priori. Meno male, perché questa volta mi sarei perso un gran bel disco.
Premesso che l'originale resta l'originale (e come premessa non è affatto... originale!) il doppio CD concepito da Nick D'Virgilio & friends riesce in un'impresa difficile come quella di mantenere il giusto equilibrio tra fedeltà alla partitura e libertà d'interpretazione. La strada scelta è il rispetto assoluto della musica "scritta" e una buona dose d'inventiva nella scelta della strumentazione.
Una piccola orchestra di fiati e archi si aggiunge all'ottima voce e alla batteria secca e nervosa di Nick, al basso di Dave Martin, alle chitarre di Don Carr, al piano, fisarmonica e compagnia di Jeff Taylor.
Sulle prime, la sparizione delle tastiere a suono lungo mi aveva terrorizzato: che ne sarà del classico del prog? Come hanno osato? E invece, mio malgrado, ammetto che l'effetto è gradevole. Archi e fiati coprono la gamma di suoni delle tastiere banksiane, con l'aiuto di qualche bel coro in stile talora gospel talora lirico (ci si mettono in quindici a fare le veci di Tony!!) e conferendo al disco una personalità sua, un po' più americana, relativamente moderna, senza eccedere con gli accenti funky.
Si sente l'amore dei musicisti - quasi l'adorazione - per le vecchie care quattro facciate viniliche dell'Agnello, ma anche la voglia di giocarci un po' sopra. Tra le pagine più riuscite: una scintillante "The Lamb Lies down on Broadway" in apertura, un'atmosferica "Cuckoo Cocoon", una travolgente "In The Cage", una "Grand Parade" con gospel, il vaudeville di "Counting out Time", la magia di "The Carpet Crawlers", che Nick D'Virgilio canta con il cuore e su un bel tappeto di piano e archi, la riuscita accoppiata chitarra/archi di "The Chamber of 32 Doors", una versione quasi acustica di "The Lamia", una fascinosa e classicheggiante "Silent Sorrow in Empty Boats" con coro da brividi, la fantasia di "The Colony of Slippermen" e - manco a dirlo - una "The Light Dies down on Broadway" che va dritta al cuore.
Insomma, se vi va di comprare un tribute, questo ne vale assolutamente la pena. Per altri simili tentativi concluderei dicendo che la grande musica resiste alle peggiori violenze, per questo oso affermare che i bei dischi non finiscono mai di stupire.