by aorlansky60 » 23 Aug 2010, 09:46
Tra le "skifezze" umane perpetrate a livello di caccia industriale su vasta scala, per soddisfare l'enorme domanda culinaria asiatica, vi è quella per procacciarsi le pinne di squalo, che per brutalità credo faccia passare in secondo piano anche quella alle foche.
La tecnica è semplice: viene issato sulla piattaforma della nave attrezzata allo scopo lo squalo di turno -non importa la specie- che ha abboccato all'esca; gli vengono amputate le pinne -dorsale e ventrali, quella di coda non ha pregio- e ad operazione terminata, tutto quanto non serve, cioè LO SQUALO SENZA LE SUE PINNE, viene ributtato letteralmente "a mare", naturalmente ancora VIVO.
Il poveretto, privato dei suoi organi direzionali fondamentali, non ha che una possibilità: planare lentamente verso il fondale, nel frattempo sperando incosciamente di essere vittima di un altro predatore della sua stessa specie che gli allievi la sofferenza facendola finita.
Una volta atterrato sul fondale, se l'opzione precedente è andata storta, quella successiva è fare una morte lenta, dato che per il proprio sistema respiratorio, lo squalo necessita di essere sempre in movimento in modo da fare affluire acqua da filtrare attraverso le sue branchie per essere trasformata in ossigeno. Immobilizzato senza la possibilità di muoversi che gli è stata negata tramite l'amputazione delle sue pinne direzionali, il suo destino è segnato.
Negli ultimi decenni, anche ingigantita negativamente dal famoso film di Spielberg del 1975, l'immagine che l'uomo ha dato dello squalo è prevalentemente quella di feroce predatore.
Molto spesso, io mi chiedo chi realmente sia il vero predatore, dandomi immediatamente la risposta scontata.
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...