by Claudio F. » 26 Nov 2009, 11:27
Parlare di vaccini è un po' come parlare della 'Fede'...è sempre difficile cambiare le proprie convinzioni, anche se grazie a Dio è sempre possibile.
Però vorrei provare a fare qualche considerazione. E' verissimo che si tratta di una 'banale' influenza che con una settimana di 'sciroppo di coperte', un po' di paracetamolo e qualche bella tazza di brodo caldo, frutta e verdura, passa del tutto innocua. E' però altrettanto vero che ha un tasso di diffusione (ed una 'astagionalità') che la rende un po' più preoccupante: per i costi sociali, in termini di giornate di mancato lavoro e conseguenti disservizi; per il fatto che maggiore è la diffusibilità e maggiori sono le possibilità che i soggetti più a rischio ne vengano in contatto. Da non sottovalutare, poi, che ahimè una epidemia da ceppi H1N1 è ormai da tanto tempo che non si verifica, con conseguente mancanza della 'memoria immunitaria' proprio nelle fasce di età più giovani (al di sotto dei 40 anni, considerando che l'ultimo ceppo significativo di H1N1 risale agli inizi degli anni '60). L'esperienza ci dice che i soggetti più giovani sono anche i più esposti a forme di 'polmonite iper-reattiva', ovvero una stimolazione (di per sè banale, come un virus influenzale) in alcuni soggetti dà luogo a risposte 'eccessive' che portano a forme anche gravi. Vi ricordo, che la famosa (e spesso citata a sproposito) epidemia 'Spagnola' della seconda metà degli anni '10 del secolo scorso, in realtà ha mietuto tantissime vittime nelle categorie 'più sane e robuste' appunto per questa tendenza a dare forme di iper-reattività (se qualcuno ha letto le testimonianze dell'epoca, avrà anche letto che i malati 'affogavano nel loro proprio liquido', ovvero i polmoni si riempivano di essudato infiammatorio). A tutto questo vanno poi aggiunte le sovrapposizioni batteriche che possono aggravare e/o precipitare le complicanze polmonari (ma credo che di questo si sia ampiamente parlato nei media).
Detto questo, e tornando all'argomento vaccinazione, il vaccino sarebbe di per sè evitabile qualora si pensasse solo alla immunità personale. Mi ammalo e guarisco, quindi perchè vaccinarmi? Ma c'è un effetto secondario e non trascurabile della vaccinazione di massa, ovvero la cosidetta 'immunità indiretta': se si vaccina più del 50% della popolazione, la diffusione tende a ridursi e così anche i non vaccinati (anche di categorie a rischio) possono essere risparmiati, o comunque hanno minori possibilità di contagio. Da qui, la necessità 'sociale' della vaccinazione. Permettetemi di essere scettico circa le affermazioni sul vaccino già pronto prima della pandemia. Difficile che una azienda farmaceutica investa 'preventivamente' su qualcosa che rischia di non portare profitto. Sono, semmai più propenso alle critiche circa la qualità non sempre eccelsa dei vaccini. Soprattutto quelli della primissima ora, sono stati prodotti alquanto di fretta: ciò non significa che siano meno validi o più tossici, bensì che sono meno purificati e quindi è maggiore la possibilità che contaminanti anche infinitesimali vengano iniettati anche a soggetti allergici o particolarmente sensibili. Fortunatamente i processi produttivi sono stati via via affinati (in questo campo la 'larga scala' porta benefici alla fabbricazione) e comunque seguono per legge, i principi della Good Manufacturing Practice che stabiliscono limiti rigidissimi per la fabbricazione. Ovviamente, per quanto ottimale possa essere la produzione, rimane la piccola percentuale di soggetti che manifesteranno eventi avversi. Seppur ogni caso è un paziente e merita ogni attenzione, quando si parla di vaccini bisogna considerare i grandi numeri. E questi ci dicono che i vantaggi (personali e collettivi) sono ancora maggiori dei costi (economici ed in termini di eventi avversi). Non scendo in ulteriore dettaglio su questi aspetti, anche perchè si potrebbe fare un lungo discorso anche sugli effetti collaterali non solo dei vaccini.
Purtroppo, la capacità diffusiva del ceppo H1N1 (per quanto in apparente rallentamento) supera in velocità la possibilità di produrre dosi e vaccinare la popolazione. Così, quando finalmente le scorte lo consentiranno, una vaccinazione estesa anche ai soggetti non apparteneti alle categorie a rischio potrebbe essere inutile in quanto ormai naturalmente immunizzati. Come pure vi è la possibilità, che con l'alzarsi della soglia di immunità collettiva, le forme più attenuate di influenza (già presenti, seppur in maniera minore) diventino più frequenti. Infine, una ultimissima considerazione: minore è la circolazione del virus influenzale H1N1, minore è il rischio che si selezionino ceppi mutati, la cui patogenicità potrebbe essere maggiore cel ceppo originario (la natura ci insegna che 'i più forti vanno avanti' anche nel campo della virologia). Anche questo aspetto va considerato quando si cerca di vaccinare il maggior numero di soggetti possibili.
Per Mgozzy...anzi per i medici che lo hanno curato: se esiste il detto 'medice cura te ipse' (medico cura te stesso) e la forma più popolare 'fate quello che dico, ma non quello che faccio'...una ragione ci sarà pure. Purtroppo, la categoria medica non è esente da pregiudizi, deficienze (nel senso filologico di 'deficere', mancare o non conoscere) e presunzioni. Sicuramente non sarà il caso in questione, ma...bisogna anche pensare a questo nel rapportarsi agli esempi.
Scusate la lunghezza.
Claudio