TORI AMOS. DALL’HOTEL DELLE RAGAZZE DEL CORO.
Lei l’ho scoperta grazie all’amata odiata Radio Capital, capace sia di trasmettere un three-in-a-row epico tipo Come as you are-Time-Come together, che di affossarti l’animo con gli aborti degli anni ottanta. Ma veniamo al dunque.
Tempo fa hanno trasmesso “Cornflake girl” , e io ne sono rimasta talmente affascinata da andarmi a cercare i suoi due album migliori “Under the pink” e “From the choirgirl hotel”. Be, sono subito diventata un’appassionata della sua musica e del suo stile particolarissimo. Paladina del rock anni ’90, Tori (pollastrella, in giapponese) Amos, riesce a fare dell’arte della sovrapposizione e della creazione di sezioni musicali che si rincorrono per il brano, un punto importante della sua musica, un po’ come i “nostri” Genesis. Le sue sonorità sono dominate dal pianoforte, che lei padroneggia estremamente bene, da escursioni nell’elettrico e nell’acustico più puro, e naturalmente dalla sua bellissima voce, una combinazione esplosiva, che nell’alternanza magistrale tra piani e forti trasmette l’idea di un’energia che pulsa sotto la veste sonora e che a volte ne sfugge con picchi di suono dalla ricchezza stupenda. Un altro punto in comune ;).
Ma veniamo all’album.
“From the choirgirl hotel” è un album che non stanca, le atmosfere fluttuanti, quasi astratte anche nei momenti in cui le sonorità non ne supporterebbero questa caratteristica, i cambi di tempo e la splendida vocalità di Tori Amos creano un’opera assolutamente variegata e affascinante.
Tra le tredici tracce, ho scelto le sette che sono secondo me i campioni perfetti per scoprire l’album e farsi un giro nel “meraviglioso mondo di Tori”, ho scelto “Black dove” (January), “Hotel”, “i i e e e”, “Pandora’s acquarium”, “Playboy mommy”, “She’s your cocaine” e “Spark”.
“Black dove” è un brano estremamente delicato, con gli apporti del piano che creano un’atmosfera rarefatta per la voce di Tori che sembra librarsi sospesa nello spazio, fino ad una breve apertura in maggiore (che precede quella più intensa) che getta una luce meravigliosa sul timbro di Tori, prima di rivelarsi definitivamente in un carico frammento, che si ripeterà fino ad arrivare all’improvvisazione di piano che fornisce il contrappunto che spesso contraddistingue lo stile di Tori, un’ingrediente veramente speciale. La ritmica è presenza costante ed essenziale nella musica della Amos, che la sfrutta con un acume veramente enorme.
“Hotel” è una canzone particolarissima, in cui i cambi di tempo e stile giocano un ruolo fondamentale. Il pezzo sembra quasi un intreccio tra musica sacra, con impetuosi quanto diafani muri di suono e agili arpeggi. Al solito la voce di Tori si muove senza nessuna difficoltà tra le discrepanze, creando un “fil rouge” che assicura al brano l’unità. Un’inquietante accompagnamento di clavicembalo (o qualcosa che ci assomiglia) pervade il brano, arricchendo il background. L’elemento inquietante viene ripreso dall’organo in coda alla canzone, talmente curioso nel timbro da ottone da risultare possessore di una minacciosità latente.
“i i e e e”, anche in questo brano si ritrova la vocalità sommessa e dilagante del coro e quella agile di Tori in un dialogo che si snoda in alternanze di vibrazioni disseminate e linee melodiche, un ambiente ambizioso dominato però con discrezione dalla ritmica che lo accompagna fino allo sconvolgimento di registro a 2.25. Le atmosfere si fanno più cupe, ma presto si risale in superficie, verso la luce.
“Pandora’ acquarium” apre con uno stupendo pianoforte, in una successione di accordi stupefacenti, dal timbro profondo. Qui la parte del leone la fa proprio il pianoforte, che seguendo Tori nelle sue “acrobazie” vocali, conduce il brano in un’atmosfera chill molto bella, la “stranezza” viene messa da parte a favorire il dialogo tra pianoforte e voce, che duettano veramente in modo stupendo. L’elemento trascinante introdotto dal pianoforte rimane sicuramente memorabile.
“Playboy mommy”, molto easy, semplice, essenziale, le parole accentano bene lo scorrere del semplice accompagnamento pianistico e la batteria lo sottolinea ancora di più. A 2.42 una bellissima sezione con una chitarra elettrica nascosta da favola. Forse la canzone più facile, se escludiamo “raspberry swirl”, ma molto simpatica, non pretenziosa e assolutamente piacevole. Il ritmato della batteria lo salva dalla pericolosa lagna anni ’90, e lo rende una piccola perla.
“She’s your cocaine”, qui l’eccentricità di Tori si sente tutta, come di consueto mixa sezioni molto semplici con interventi assolutamente sorprendenti, sprazzi di genialità rendono i periodi di stasi totalmente sensati e piacevoli. A 2.01 il clima cambia totalmente con un flauto alla Gabriel assolutamente fantastico, per poi sfociare nuovamente nel vecchio motivo con rinnovata aggressività, verso una conclusione vertiginosa in un crescendo di ansiti…uno stile che Tori riprende spesso e che per quanto strano o inapprezzabile è irrinunciabile nella sua arte. Personalmente lo trovo geniale e sensato.
“Spark”, brano stupendo, lo si capisce già dai riuscitissimi accordi iniziali. Si ha di nuovo un assaggio delle atmosfere sature eppure leggere, un po’ afose, che sfociano nella pioggerella della voce di Tori, più tenera del solito. A 2.25 una bellissima sezione veloce, con i consueti contrasti tra melodia e accenti, un intervento maestoso, meravigliosamente singolare. Verso la fine, il pezzo scivola nuovamente nella sonorità asfittica, estremamente diffusa brillantemente costruita dalla cantante. Un pezzo riuscitissimo, probabilmente perché molto sentito da Tori, che se non ricordo male vi racconta la sua esperienza dolorosa di un aborto spontaneo.
Un po’ triste per concludere, ma questa è la mia lista di brani per chi vuole avvicinarsi all’album o anche all’artista in generale, brani che reputo estremamente aderenti alla sua musicalità e un ottimo approccio alla sua arte. Buon ascolto