Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Un'area dedicata all'esplorazione dell'universo musicale in genere, e degli altri protagonisti del rock progressivo in particolare.

Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Postby Duke59 » 02 Oct 2022, 13:23

Appena ho saputo che era stata recentemente pubblicata l'autobiografia di Mauro Pagani, membro fondatore della PFM (più mille altre cose: solista, stretto collaboratore di De Andrè per più di un decennio, collaboratore di Demetrio Stratos, di Roberto Vecchioni, produttore, arrangiatore ecc.. ecc..) me la sono immediatamente procurata perchè ero semore stato curioso di sapere cosa pensasse questo musicista così bravo ma anche così schivo.

Con questa speranza avevo letto "Foto di gruppo con chitarrista", il suo precedente libro, che però essendo un romanzo non parlava in modo diretto delle sue molteplici esperienze musicali, anche se lasciava intuire quali fossero le sue idee sul mondo musicale e sulla vita.

Ora invece ci troviamo di fronte ad un'autobiografia ufficiale che ci racconta in modo cronologico, sebbene con alcuni salti avanti e indietro nel tempo, la storia del musicista e delle sue molteplici attività.

L'evento che ha convinto Pagani a scrivere la propria autobiografia è stato piuttosto serio: nel 2020 infatti Pagani (che all'epoca aveva 74 anni) venne colpito da un ictus, dal quale fortunatamente si è in seguito ripreso quasi del tutto, riuscendo anche a recuperare la capacità di suonare, sebbene con qualche aggiustamento nel modo di impugnare l'archetto del violino. La brutta esperienza, che gli ha causato una temporanea perdita della memoria, lo ha convinto della necessità di riesaminare e recuperare i suoi ricordi.

(...) "Una sera di Gennaio del 2020, tornando a casa dopo una giornata in studio, mi accorsi che il mio campo visivo mi inviava segnali preoccupanti. Qualche ora più tardi, per fortuna già in ospedale, la situazione precipitò. Quando giorni dopo cominciai a riprendere coscienza di me, mi resi conto che la percezione del passato, del presente e di tutto ciò che mi circondava era profondamente cambiata: su ogni cosa, su ogni sensazione aleggiava una strana e sconosciuta fatica a capire, a riconoscere, soprattutto a ricordare. Nomi, facce, episodi: tutto scollegato, senza ordine, senza identità e soprattutto senza senso. Cominciò così un lungo periodo di riflessione e di riabilitazione, per fortuna con buoni risultati. Il primo, e credo il più importante, fu realizzare che in fin dei conti ero stato davvero fortunato. Ero vivo, camminavo, parlavo, ero ancora in grado di ragionare e immaginare, persino di ridere, e di gusto.

Quello con la memoria è stato un percorso lungo e lento, ma a suo modo interessante, persino divertente. In fondo, avere la possibilità di rivisitare il proprio passato, soprattutto da un punto di vista nuovo, diverso, penso sia un gran regalo della sorte: poter scegliere cosa rivivere e cosa lasciar affondare nel nulla dell’oblio. Così è bastato incontrare di nuovo molti degli amici più cari e farmi raccontare da loro tutto ciò che riuscivano a ricordare, rileggere libri e giornali, frugare nei cassetti, riguardare album delle fotografie, riascoltare cassette e vinili. Piano piano tutto ha cominciato a ritornare: e un bel giorno ero di nuovo a casa. Questo è il racconto di quei giorni strani e del mio disordinato ed emozionato vagare tra gli avanzi della mia vita. (...)


[dalla Prefazione al libro]


Devo dire che la storia della vita personale e musicale di Pagani mi ha sorpreso in più punti, regalandomi una prospettiva molto ampia sugli ultimi 50 anni della musica italiana di qualità.

La vita del musicista di Chiari non è stata affatto convenzionale.

Tanto per dirne una, a circa vent'anni, stufo di andare a suonare nelle balere del bresciano mentre cercava di incasellarsi in un lavoro "normale", lasciò una lettera di saluti ai genitori e partì in cerca della sua strada, prima ospite di un amico a Varese e poi senza meta precisa a Sanremo.

Nella città ligure Mauro trovò sistemazioni di fortuna e lavorò prima come lavapiatti e poi come cameriere in un locale, alternando ciò con jam session insieme ai musicisti che venivano a suonare nella zona.

Trascorsa quella fase decise che si sarebbe dedicato completamente alla musica, per cui, tornando a vagare tra Brescia, Milano e Lugano iniziò ad interessarsi alle novità musicali che arrivavano dall'estero alla fine degli anni sessanta: Pink Floyd, Doors, Jimi Hendrix, Traffic, Janis Joplin, Procol Harum, Beatles, Jimi Hendrix.

Di lì a poco avvenne il suo incontro con i "Quelli" e la nascita della Premiata Forneria Marconi.

La parte del libro dedicata al suo sodalizio con la PFM occupa una cinquantina delle 210 pagine circa del libro, poco meno di un quarto, ma l'ho trovata abbastanza completa e in grado di soddisfare parecchie mie curiosità.

Ad esempio Pagani racconta di alcune sue importanti riflessioni fatte all'epoca dell'uscita dell'album "Per un amico" (il secondo album della PFM, che detto per inciso io adoro).

(...) nel Novembre del 1972 uscì Per un amico, un disco a suo modo elegante e raffinato, ma che non aveva, secondo me, la classe e l’impeto creativo di Storia di un minuto. Io per primo non fui all’altezza del compito di “timoniere dei contenuti” che mi era stato affidato. Ormai da mesi qualcosa dentro di me era profondamente cambiato. Non c’era più traccia dell’adolescente ubriaco di sogni, capace di attraversare la vita aiutato da un’incoscienza e un’energia a volte pericolose, ma fondamentali per superare disillusioni, avversità e contraddizioni. Non riuscivo più ad accettare le macroscopiche ingiustizie che flagellavano il mondo, non riuscivo più a dimenticare, a far finta di non vedere le vergogne di un Occidente ricco, sordo e senza cuore: il razzismo, la sopraffazione dei più poveri e dei più deboli, lo sfruttamento criminale di tutto il Terzo mondo. Come si può ignorare o tollerare tutto questo? Come si può autodefinirsi civiltà? Fu una presa di coscienza necessaria, che poi migliorò di molto la qualità e il senso stesso della mia esistenza. Ma certo è che ne uscii zoppicante e ammaccato. (...)


Già da queste parole si possono intuire i travagli interiori dell'uomo e dell'artista, pensieri che negli anni successivi lo avrebbero portato ad un percorso sempre più lontano dal Prog Rock e da quello degli altri membri della PFM.

L'autobiografia ci restituisce infatti il ritratto di un sognatore che nonostante i ripetuti scontri con la realtà è comunque riuscito ad avanzare nella direzione che sentiva più giusta, anche se su un percorso irto di ostacoli.

L'amore per la musica innovativa aveva portato Pagani dalle musica classica e dalle balere al prog della PFM, poi l'amore per la musica etnica e la fusion lo portò dalla PFM al suo primo album solista, poi dalla musica etnica-fusion passò alla canzone d'autore, poi al pop di classe, poi alla direzione del Festival di Sanremo, poi all'insegnamento di "Storia ed analisi della Musica popolare" poi ad happening di musica sperimentale durante ripetuti soggiorni a New York. Più molto altro, incluse le collaborazioni tecniche presso il suo studio di registrazione "Officine musicali" di Milano con artisti stranieri quali i Muse, Lady Gaga, Dave Gahan, Alicia Keys e innumerevoli altri.

Pagani descrive così una di queste sue esperienze avanguardistiche newyorkesi dei primi anni 2000:

(...) La regola era una sola: proibito fare “genere”, vietati il rock, il blues, il jazz, qualsiasi aroma pop o profumo sudamericano. Non ci si metteva d’accordo nemmeno sulla tonalità. Unico riferimento tollerato erano le avanguardie europee dei primi del Novecento, ai confini del sistema tonale. Si partiva e ci si cercava nel buio: tutto lì. Era una cosa liberatoria, dopo anni di musica precotta. Spesso andavo al Nublu ad Alphabet City, ritrovo degli artisti e dei gruppi più strani della città, per suonare con la Nublu Orchestra diretta da Butch Morris, maestro e precursore della creative conduction. Funzionava così: ci si trovava lì una volta a settimana, sempre alla stessa ora. Butch guardava chi c’era e sceglieva tra i presenti secondo il suo gusto del momento, inconfutabile e inappellabile; poi ricordava ai prescelti il significato dei gesti che avrebbe usato (che conoscevi già, se avevi fatto parte almeno una volta dell’equipaggio). Poi si saliva sul palco e si cominciava. Dopo un po’ Butch indicava chi sarebbe diventato temporaneo capofila, e mostrava agli altri come seguire. Ognuno di noi doveva evitare rigorosamente qualsiasi banale e ovvia soluzione di genere, pena essere cacciati senza appello dal palco. (...)

Quindi, concludendo la mia breve recensione, sono rimasto decisamente affascinato dalla storia di Mauro Pagani; il libro ci restituisce la vita di un pensatore "laterale", sempre alla ricerca di qualcosa di originale; in costante sospensione tra idealismo, impegno sociale e utopia da una parte e dura realtà dall'altra.

Leggendo il libro non solo ho appreso alcuni punti a me sconosciuti della storia della PFM e del lungo sodalizio di Pagani con De Andrè, ma ho potuto conoscere meglio un grande musicista che ha lasciato un importante marchio nella miglior musica italiana degli ultimi decenni, nonchè un idealista alla costante ricerca di un equilibrio tra sogno e realtà, forse irraggiungibile.

Caldamente consigliato a tutti coloro che amano la Musica e che non hanno smesso di farsi domande.

[Tutte le citazioni sono da tratte da:
Pagani, Mauro. Nove vite e dieci blues: Un'autobiografia (Italian Edition) Bompiani. Edizione Kindle.]
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Re: Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Postby highinfidelity » 05 Oct 2022, 13:17

Grazie per la "rece", Duke...

Non sono sufficientemente cultore della Premiata (lo so che suona assurdo, ma lo ritengo un complesso che è riuscito a dispiegare solo in piccola parte l'enorme potenziale di cui disponeva) da giungere a leggere autobiografie dei singoli musicisti che ne fecero parte, ma ho letto il tuo messaggio con vivo interesse. [:)]
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(Luigi Russolo, Intonarumorista. 1913.)
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Re: Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Postby Duke59 » 05 Oct 2022, 19:38

highinfidelity wrote:Grazie per la "rece", Duke...

Non sono sufficientemente cultore della Premiata (...) da giungere a leggere autobiografie dei singoli musicisti che ne fecero parte, ma ho letto il tuo messaggio con vivo interesse. [:)]


Probabilmente non cambierà le cose [;)] ma va sottolineato che l'autobiografia di Pagani dedica più o meno lo stesso quantitativo di pagine dedicato alla PFM per raccontare nel dettaglio il rapporto e la collaborazione tra l'autore e Fabrizio De Andrè, in particolare per i due album "Creuza de ma" e "Anime salve" arrangiati e co-scritti da Pagani. Ho trovato molto interessanti i racconti delle session in cui i due lavoravano insieme ai testi e agli arrangiamenti delle canzoni.
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Re: Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Postby rkive » 08 Oct 2022, 17:17

Acquistato l'ebook!

Sono saltato subito al capitolo 2 dove parla del primo ascolto dei nuovi dischi stranieri.

Della PFM ho solo una compilation ma il libro mi sta già appassionando! [8D]
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Re: Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Postby rkive » 09 Oct 2022, 15:31

Sono arrivato al quinto capitolo e la lettura rimane interessante anche se non si parla più della PFM.

Mauro Pagani adesso racconta la sua passione per la musica popolare e il commovente ricordo di Demetrio Stratos. [/:-|]
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Re: Nove vite e dieci blues - Autobiografia di Mauro Pagani

Postby rkive » 10 Oct 2022, 19:08

A questo punto devo ascoltarlo! [/:-|]

https://open.spotify.com/embed/album/6T ... v31DXkaVY5
Fabrizio De Andrè- Creuza De Ma.
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