by Ender » 12 Sep 2016, 14:54
Ascoltato un paio di volte.
Occorre ricordare che non siamo di fronte a uno scimmiottamento degli Yes: questo è un disco del cantante degli Yes e non è la stessa cosa:
Gli Yes erano – con Anderson – il risultato del lavoro comune di grandi musicisti e compositori e non potrebbe quindi che sbagliare chi si aspettasse un lavoro simil-Yes.
Certo, l’impronta si sente, ma è un disco orientato alla voce e non agli inserti strumentali (comunque brevi e bene inseriti nelle composizioni), con testi chilometrici anche se non sempre bene adattati alla musica.
I comprimari di Anderson / Stolt se la cavano bene, sempre con misura e senza togliere al caro Jon la palma di primadonna: nemmeno Stolt se ne approfitta troppo.
Come qualcuno ha fatto notare, non ci sono momenti particolari da ricordare, non ci sono ritornelli memorabili in stile “Roundabout” o “Wonderous stories”. Vero.
A mio parere il disco va visto come - passatemi il termine – un fiume che scorre, sempre mutevole e in continuo divenire, senza un vero punto di riferimento e va preso nel suo insieme.
Almeno questa è la mia impressione.
Da parte mia lo considero un ottimo disco: teniamo presente che nessun cantante che abbia lasciato un gruppo ha poi ripetuto le performance precedenti (per dire: nemmeno Gabriel nei suoi dischi solisti ha mai prodotto qualcosa che potesse paragonarsi a “Moonlit khight” o “The knife” o cose del genere proprio perché manca l’apporto fondamentale degli altri).
E pur essendo vocal-oriented, “Invention of Knowledge” riesce dove altri hanno fallito: creare quella che alla fine è una sola canzone di 65 minuti con atmosfere che ricordano il gruppo d’origine (Yes nel nostro caso) e con esecuzione impeccabile nonostante la complessità.
Ciao a tutti
Looking behind me, the water turns icy blue
The light are dimmed, and once again the stage is set for you...