Per caso alcuni giorni fa ho scoperto che Mike Oldfield aveva - con mia sorpresa - pubblicato nel 2007 la propria autobiografia.
Cullato dal piacevole ricordo delle migliaia di ascolti di Tubular bells - Hergest Ridge - Ommadawn - Incantations, conditi dal mio tentativo (spesso infruttuoso) di impararne alcuni delle più semplici parti di chitarra, mi sono incuriosito ed ho deciso di acquistarla (la versione per Kindle costa pochi euro su Amazon).
Anche alcune delle produzioni successive di Oldfield non mi dispiacciono, ma la varietà e l'inventiva presente in quei quattro (per me) capolavori, in seguito scomparirà ... e leggendo l'autobiografia si capisce anche il perchè.
Giuro che mai avrei immaginato gli abissi di sofferenza e disagio psicologico che si celavano dietro a quegli album da me tanto follemente amati (e che ancora amo).
Che Oldfield fosse una persona particolare lo si intuiva dalle musiche che componeva ... ma onestamente non immaginavo che avesse dovuto affrontare gli enormi problemi psicologici e le difficoltà famigliari che ci racconta nel libro.
Tra l'altro le sfortunate vicende famigliari del giovane Oldfield in piccola parte rispecchiano le mie (anche se io fortunatamente non ho mai cercato rifugio nella bottiglia e nelle droghe come invece fece lui) per cui in alcune cose mi sono parzialmente riconosciuto.
Nonostante il fatto che Oldfield racconti nel dettaglio le forti difficoltà psicologiche che lo hanno afflitto - portandolo proprio sul limite della follìa, direi io - il libro ha anche molte parti in cui è leggero e divertente.
Non mancano poi informazioni per me inedite sui suoi primi 4 storici album, e alcune di queste mi hanno letteralmente spiazzato.
Ad esempio qualcuno di voi sa quale sia il significato della parola "Ommadawn" - titolo del suo terzo bellissimo lavoro? Io da ragazzo avevo quasi distrutto alcuni dizionari inglese-italiano nel tentativo di scovarne il significato, però senza alcun successo.
Immaginavo che fosse qualcosa che avesse a che fare con l'alba (dawn) o con il vocalizzo OM ... povero me ... quanto ero lontano dalla realtà!
Quando nel libro Oldfield spiega in che modo venne scelto il breve testo cantato di quell'album e il significato della parola (gaelica) Ommadawn sono quasi caduto dalla sedia per l'incredulità. (Per ora non ve lo dico ... non voglio guastare la sorpresa per chi volesse poi leggersi il libro).
Quando poi ho letto che - sempre in Ommadawn - all'inizio della seconda facciata le chitarre elettriche sovraincise sono PIU' DI 1000 (si proprio MILLE ... per l'esattezza più di 1100 sovraincisioni!!) ... ho posato il libro e sono andato a prendermi una boccata d'aria in compagnia della mia chitarra ... tutti e due sconvolti dall'informazione.
Da questo libro si scopre che esistono due Mike Oldfield: uno che visse - male - fino al 1978 ma che proprio a causa dei suoi enormi disagi psicologici creò dei capolavori e un altro che nel 1978 nacque per poi vivere - bene ... o comunque assai meglio - ma avendo perso quel forte tormento interiore che era stata la spinta propulsiva delle sue prime incredibili opere.
Il cambiamento di Mike è repentino ed avviene in soli 3 giorni: la durata di un seminario di Exegesys.
Il primo Mike era quasi autistico, timido e insicuro a livello patologico, pasticcione e in perenne fuga dal mondo, cercando di calmare i tormenti interiori e le paure con alcool e droghe. Ma il suo talento musicale era evidente ... inoltre occorre ricordare che aveva solo 19 anni quando (in una sola settimana, il tempo concessogli da Branson) incise il lato 1 di Tubular Bells.
Il secondo Mike diventa invece un animale sociale quasi aggressivo (il suo racconto di quando raggiunge un gruppo di amici in vacanza dopo la sua rapida "trasformazione" da Mike 1 a Mike 2 è divertente "credo abbiano pensato che fossi impazzito del tutto" , racconta) e spericolato. Impara a pilotare aerei ed elicotteri e si lancia in situazioni che un tempo avrebbe evitato come la peste (spesso rischiando).
Il libro racconta molto del lavoro musicale del primo Mike - quello quasi al limite della follìa - e un po' meno
dei suoi lavori post 1978 (anche se non mancano alcune gustose rivelazioni ... tipo il modo in cui giunse a registrare la versione definitiva della strofa di Moonlight Shadow proprio come la voleva lui).
Mike si racconta in modo piuttosto candido e ci rivela una quantità innumerevole di errori commessi, di soldi buttati al vento, il suo odio per i punk e per i giornalisti che nelle interviste gli chiedevano "perchè ... questo? ... Perchè ... quello ?" Nelle interviste la parola perchè lo fa letteralmente infuriare.
Frequenti ed interessanti le dissertazioni filosofiche dove Oldfield esamina con occhio impietoso le proprie difficoltà e gli aspetti assurdi della civiltà in cui viviamo.
Una persona certamente non facile.
Il principale neo del libro è che purtroppo si trova solo in inglese ... ma se ve la cavate con quella lingua e avete amato almeno uno dei primi album di Oldfield ve lo consiglio caldamente.
Vi riserverà moltissime sorprese.