Arrivato e gustato
L'ho ascoltato un paio di volte. Devo dire che non mi aspettavo un album cosí "rock". Forse per far da contraltare al disco precedente uscito quest'anno, che faceva parte della sua vena acustica, qui i suoni sono molto più duri, anche rispetto agli ultimi album "canonici". A tratti siamo proprio dalle parti del prog-metal. Mi aspettavo (vista la descrizione e le premesse) invece un album piú sbilanciato sulla world music. Non é cosí. Quel tipo di suoni sono presenti ma non preponderanti o costanti.
Devo dire che il primo impatto non é dei migliori, i primi 2 pezzi sono di fatto una introduzione (che ci "presenta" il tema conduttore di Fox's Tango) e
Natalia, che ancora non riesco a digerire del tutto. E' un pezzo orchestrale, piuttosto pesante alle orecchie, non mi affascina piú di tanto.
A seguire un altro strumentale,
Relaxation Music For Sharks Piuttosto frenetico (nonostante l'introduzione molto misteriosa e particolare) e inquietante, ricorda la vecchia Please don't touch. Ottimo il lavoro alla batteria. Nulla di mai sentito o di eccezionale, il classico strumentale in crescendo di Steve.
Con la già nota
Wingbeats scivoliamo in quelle atmosfere world di cui si è parlato, dove ancora una volta risaltano gli ottimi inserti di chitarra del nostro (e soprattutto l'assolo é particolarmente riuscito). Non un capolavoro ma di sicuro un pezzo molto gradevole, che porta l'album su sentieri piú affini alla forma canzone.
Si continua per fortuna a salire, come qualità, sulle note di
The Devil’s Cathedral. Inizio magniloquente ed orchestrale, con l'organo che dipinge scenari inquietanti prima che la voce di Nad Sylvan ci introduca in quello che é forse il pezzo piú tipicamente hackettiano del disco. Mi piace molto tutta la parte cantata in generale. Come di consueto nella seconda parte Steve si lascia andare ad una sezione strumentale pirotecnica, magari non originale, ma piena di quelle sue classiche sfuriate chitarristiche che gli sono consone. Il pezzo si chiude cosí come si era aperto, con l'organo, a suggellare una composizione che non fa, ancora una volta gridare al miracolo, ma che continua a far salire le quotazioni dell'album.
Ed ancora meglio fa
Held in Shadows. Lo si capisce fin dalla bella introduzione acustica sulla quale la voce di Steve sale di tono fino ad un ritornello particolarmente efficace (sappiamo che le parti vocali non sono il suo forte ma in questo pezzo per me viene svolto davvero un bel lavoro). A livello strumentale il pezzo é decisamente rock e, in alcuni casi siamo ai confini col metal. Gli stacchi e le accelerazioni sono coinvolgenti cosí come le parti di chitarra non eccessivamente elaborate ma in questo caso piú funzionali al brano. Il finale ricorda un po' quello di Sleepers ma con molto piú tiro. Niente male.
Ma ancora una volta si continua a far meglio di brano in brano.
Shanghai to Samarkand é infatti non solo superiore a quanto ascoltato prima ma stavolta anche a quello che verrà dopo. Si può considerare il vero capolavoro del disco (non é un caso che sia il pezzo piú lungo). Fin dalla delicata introduzione con i suoi sapori orientali che entra subito nella testa e nel cuore non si può restare impassibili. Sembra di essere tornati ai tempi di Spectral Mornings per intenzioni e sonorità. Ma dopo due minuti ci ritroviamo già altrove: tuoni, ticchettii, la chitarra di Steve che stride restando per un tempo infinito su una singola nota, la batteria allora prende le redini (ottima) e ci si inoltra in sonorità piú spiccatamente rock ma ugualmente speziate, dove la chitarra elettrica la fa da padrone. Non c'é un attimo di tregua però perché si cambia di nuovo scenario e si passa ad atmosfere sempre piú acustiche con Steve che cambia puntualmente stile e chitarra portandoci verso sonorità "gitane". Ancora una volta il passaggio da un momento all'altro appare perfettamente naturale, mai forzato come a volte avveniva in altri pezzi prog del nostro. E' come viaggiare, a livello sonoro, senza sapere dove ci ritroveremo un attimo dopo. Spiace quasi il finale cosí brusco che sembra rompere la magia. Ne avrei voluto di piú insomma. Una specie di viaggio semistrumentale pieno di idee e atmosfera.
La già nota
Fox's Tango ci riporta su sentieri piú canonici: metal nudo e crudo con Steve che sembra divertirsi una cifra a rockeggiare sfornando riff secchi. Bello ancora una volta il lavoro di batteria. Un pezzo che gasa come pochi. Semplice, essenziale, ma che ha tutte le caratteristiche dei pezzi che mi piacciono. E bravo Steve, anche in questo genere sai il fatto tuo.
Day of the Dead é per contraltare segnata ancora una volta da influenze esotiche ma mantiene una sua certa essenzialità e potenza. In questo caso le parti vocali (corali) affascinano di meno. Nella seconda parte si torna ad atmosfere "metalliche", stavolta piú oscure e misteriose con Steve che ha modo di mostrare il suo lato piú rock. Sul finale veniamo invasi da una tempesta sonora tambureggiante e ad effetto che porta il pezzo a sfumare su note ancora piú misteriose.
Non uno dei picchi dell'album ma una composizione dalla grandissima atmosfera e piena di buone cose
Scorched Earth é il pezzo piú "rilassato" in assoluto. Una ballata alla Steve, che sa come toccare le corde giuste del cuore. Emozionante é la parola giusta, nulla di originale, complicato, progressivo, solo una bella canzone in crescendo dove la chitarra di Steve ci affascina con la sua delicatezza e gradevolezza. Bellissima.
L'album si chiude sulle note di
Esperanza, una breve coda acustica.
Cosa dire. Temevo che dopo tanti ottimi lavori stavolta Steve avesse sfornato un album "minore" (ci stava, visto che questo é il secondo album in un anno) e l'inizio mi aveva lasciato un po' perplesso. Forse l'ordine dei brani non é esattamente azzeccato, con una prima parte di album un po' pesante e non esaltante, le cose migliori stanno sicuramente nei brani centrali ma una volta arrivati quelli poi la qualità rimane elevata fino alla fine.
Forse insomma è un album meno compatto dei precedenti, soffre di qualche alto e basso, ma gli alti sono davvero alti.
Per essere un album spuntato quasi dal nulla é un altro ottimo tassello nella carriera del nostro e non vedo l'ora di ascoltare ancora e ancora alcuni brani.