quote:
Originally posted by Senka76
Vai inserisci e famose due risate
Eccoti accontentato:
L’ETICHETTA INVISIBILE
Intervista di Gérard Bar-David. Si tratta del vecchio gioco dell’ascolto a occhi bendati. Sicuramente Rutherford è stato facilitato dal fatto che ogni pezzo a lui proposto aveva attinenza diretta con composizioni che lo hanno visto protagonista (ad eccezione di un paio).
1) THE KNIFE (Trespass, 1970) risposta esatta
“Avevamo l’abitudine di finire tutti i nostri concerti con questo brano. Un giorno l’abbiamo ritirata dal set ed il mondo non è crollato. E’ stata per noi una decisione importante, una maniera di evolverci: non volevamo che i Genesis in concerto fossero soltanto una collezione di canzoni vecchie di quindici anni”
2) GET’EM OUT BY FRIDAY (Foxtrot, 1972) risposta esatta
“Ah… lasciala, sono anni che non l’ascolto. Questo pezzo aveva un certo impatto sociale, soprattutto in quel momento. Tutti i nostri testi evocavano un mondo immaginario, popolato di leggende ispirate alla mitologia greca o alla fantascienza, e questa canzone parlava della vita quotidiana. E’ strano perché in un’intervista ho dichiarato che “Land of Confusion” era la nostra prima canzone militante, ma avevo completamente scordato questa e il suo argomento sugli sfratti. Credo che oggi siamo molto più diretti di allora”
3) WAITING FOR THE BIG ONE (Peter Gabriel I, 1977) risposta sbagliata
“…E’ un pezzo di Peter dal suo primo album. Si chiama “A Blue Song”?… Ho almeno riconosciuto Peter, l’onore è salvo. Il titolo che hai scelto è quello che mi piace di meno dell’album. Sono certo che abbia a tutti costi voluto fare un jazz per differenziarsi dai Genesis: è stato sicuramente necessario, ma non mi piace. Peter è un tipo così originale che vale dieci volte di più di questo pasticcio ‘jazzy’. D’altronde mi ero anche chiesto se non fosse Eric Clapton prodotto da Phil!”
4) HAIRLESS HEART (The Lamb Lies Down on Broadway, 1974) risposta esatta
“Ah… lasciamela ascoltare… è una melodia superba. Scusa se parlo ancora di concerti, ma l’ultima volta che ho sentito questi pezzi è stato sul palco, quando li suonammo, ed “Hairless Heart” è uno splendido brano live. Molta gente ci dice ‘come avete cambiato da quell’epoca!’. Ci siamo evoluti, è vero, ma non così radicalmente come sembra. “Hairless Heart” non è tanto lontana da un pezzo come “The Brazilian”. Abbiamo sempre fatto quel tipo di melodia, super-strumentali su letti di archi. E’ più forte di noi: lo adoriamo. Allora abbiamo cambiato, senza veramente cambiare. Al limite, quel pezzo sarebbe potuto essere su “Invisible Touch”. Certo il suono sarebbe completamente diverso, ma è solo questione di tecnologia. Puoi ascoltare un qualsiasi vecchio disco di un qualsiasi gruppo ma è il suono che invecchia, mai la composizione. Comunque è rassicurante ascoltare dei vecchi pezzi che abbiano ancora questa forza”.
5) ONE FOR THE VINE (Wind & Wuthering, 1976) risposta esatta
“Ah! Ho completamente dimenticato il titolo… non so più. Ah sì: “One For The Vine” nell’album ‘Wind & Wuthering’! Era una canzone di Tony, e hai scelto la parte che preferisco, uno strumentale col suono di bottiglie che si urtano. Molta gente ama i Genesis per i testi e le melodie, altri invece impazziscono per queste sequenze strumentali, e “One For The Vine” è proprio un buon esempio. Questo genere di trucco è tipico di noi, è il nostro lato un po’ Zen. Piuttosto, ho completamente dimenticato il resto della canzone. Dovrei riascoltarla.“
6) LADY NINA (Marillion, singolo, 1985) risposta sbagliata
“…ah, è tutto qui… Bene, procediamo per eliminazione: di sicuro non siamo noi. Non penso che sia Steve Hackett. Potrebbe essere Clapton, ma non penso. E’ indiscutibilmente una roba retrò, anni settanta… Marillion? Ah, beh. Mi si chiede spesso di cosa penso di questo gruppo, ma lo conosco appena. Non trovo che suonino come noi, anche se il loro Fish canta un po’ come Peter. In ogni caso se i Marillion fossero una semplice imitazione dei Genesis non venderebbero tanti dischi”.
7) THE LADY LIES (And Then There Were Three, 1978) risposta sbagliata
“O merda… la conosco… è una nostra canzone, ma non riesco a ricordarmi il titolo. Era su un album o su un 45 giri? C’è forse dentro la parola ‘autunno’? The Lady Lies? Ho recuperato il tempo perduto. Questo tipo di cose mi succede continuamente. Spesso sono in macchina e la radio è accesa: sento un pezzo e istintivamente dico: ‘non male!’. Poi, dopo qualche momento, finisco per riconoscere una canzone dei Genesis, ma senza poterla identificare con precisione. E’ un po’ ridicolo perché si tratta dei tuoi pezzi! Per tornare a quel disco: “And Then There Were Three” è senz’altro l’album dei Genesis che mi piace di meno. Vediamo, qual’era quello precedente? Ah, sì, “Wind & Wuthering”. Quando l’abbiamo scritto certe canzoni erano così lunghe che ne abbiamo conservato un certo numero con l’intenzione di farne un EP. Invece le abbiamo accorciate e, con qualche altro pezzo, abbiamo fatto questo disco un po’ bastardo, ed è stato un errore. Perché i Genesis sono un equilibrio tra pezzi lunghi e corti.”
ANOTHER RECORD (Abacab, 1981) risposta sbagliata
“Ecco un pezzo che non mi ha mai soddisfatto perché i nostri demo erano nettamente superiori al risultato finale. Ho scritto i testi e la melodia di questa canzone e all’epoca pensavo andasse bene. Oggi è piuttosto “bof bof bof”… Deve essere una specie di blocco mentale perché non mi ricordo né le parole, né la ragione per la quale l’avevamo chiamata così”. Comunque, un album come “Abacab” ci ha permesso di esorcizzare una parte del nostro passato. All’epoca, mi ricordo, buttammo via tutto un pacchetto di canzoni. Non le sopportavamo più perché erano delle vere e proprie caricature, una collezione di tic del gruppo. Era un momento essenziale per noi. Avremmo potuto inchiodarci come tanti altri su uno stile che conoscevamo totalmente, e restare per sempre i vecchi cari Genesis, un’imitazione “ad lib” di noi stessi. “Abacab” ci ha spinti verso nuove esperienze, senza di esso saremmo morti o scemi.”
9) JUST A JOB TO DO (Genesis, 1983) risposta esatta
“Non l’abbiamo mai suonata in concerto. E’ un pezzo assai più bello di come me lo ricordi, comunque. Non male insomma. Il ritornello funziona a dovere, ma tutto il resto è troppo incasinato. E mi ricordo benissimo del problema e che ne facevamo ben troppi di casini all’epoca. Siccome suono sia la chitarra che il basso, ci sono spesso degli scontri tra i due strumenti. Qua la parte del basso è ottima, ma la chitarra è troppo caricata ed insopportabile. Ci è voluto del tempo, ma abbiamo imparato a lavorare con più semplicità ed è spesso più efficace.”
10) THE CINEMA SHOW (Selling England By The Pound, 1973) risposta esatta
“Mi piace ancora molto questo pezzo quando lo ascolto. Per me, incarna tutto quello che i Genesis sono stati, ma anche tutto quello che sono adesso. Quando Peter è andato via, nel 1975, molta gente si è messa a ridacchiare. E’ vero, abbiamo tutti la tendenza a credere che il cantante fa tutto in un gruppo. Tutti i nostri pezzi erano accreditati ai ‘Genesis’, e “The Cinema Show”, in particolare, ha sempre incarnato il perfetto titolo live della band. Se solamente la gente avesse saputo che siamo stati Phil, Tony e io a crearla… Tony aveva scritto un testo, io ho fatto la prima parte della canzone e l’abbiamo finita con Phil. Ma tutto era accreditato ai ‘Genesis’ e nessun altro ha mai saputo chi facesse cosa. Ma non potevamo dire alla gente: ‘Hei! La maggior parte dei vostri pezzi favoriti sono stati composti da quelli che appartengono ancora al gruppo, perciò niente panico!’.”
11) TONIGHT TONIGHT TONIGHT (Invisible Touch, 1986) risposta esatta
“Stupefacente, perché il titolo di lavoro che gli avevamo trovato era “Monkey” per la prima parte e “Zulu” per la seconda, per il suo finale frenetico. Se non l’avessi riconosciuto, sarebbe stato veramente vergognoso, perché stiamo parlando del nostro ultimo 45 giri.”
(tratto da BEST n. 227, giugno 1987)