Sono lietissimo, Lele, che dalla mia modesta raccolta di dischi sia saltato fuori questo autentico "tassello mancante"!
Ho letto con vivo interesse le tue note sulla resa della voce in queste incisioni. Senza pretendere di voler dipanare del tutto la questione, che è molto complessa, ci sono almeno alcune cose su cui avrei piacere di risponderti.
La prima è che digitalizzare in modo sensato un 78 giri sembra un'operazione facilissima, tale è il dispiego di mezzi informatici di cui disponiamo oggi, ma invece non lo è. Personalmente ho impiegato molti anni ed innumerevoli tentativi (anche costosi, ahimé) per selezionare il materiale ed il software che impiego. Alla fine, paradossalmente, ho messo a punto una catena che non è particolarmente costosa, ma che (almeno per le mie orecchie...) produce risultati udibilmente differenti rispetto a digitalizzazioni eseguite da altri - anche (o forse soprattutto...) da "professionisti", e vengo a questo delicato punto.
Non me ne vorranno difatti i "professionisti" dell'audio, ma io trovo assolutamente
inascoltabili tutti i numerosi tentativi di portare brani come quelli che stiamo ascoltando su CD, eliminando fruscii e ticchettii di fondo. Al posto di essi, difatti, i processori audio inseriscono degli artefatti digitali che - almeno a mio modo di vedere le cose - sono mille e mille volte peggio di un semplice e naturale scricchiolio del disco. Anche la risposta in frequenza ed il timbro generale del suono ne risultano inevitabilmente intaccati, e sempre in modo fastidioso e innaturale. Il suono dei 78 giri, che spesso (e questo va detto chiaro) è
un gran bel suono, ne esce letteralmente macellato. Emblematici, da questo punto di vista, i due CD allegati al libro "Vendo Ritmo", che è impossibile non citare in questa occasione. Non voglio qui offendere la persona che li ha fatti, la quale si è molto spesa e si è prodigata in dettagli tecnici nelle note del libro, e che è convinta d'aver fatto un eccellente lavoro; ma il risultato è a tratti imbarazzante per chi come noi è abituato ad ascoltare 78 giri. Sembra di avere un alveare dentro le casse acustiche.
Terzo: non saprei veramente dire se un passaggio su nastro possa essere così peggiorativo rispetto ad un'incisione diretta su lacca. Forse in effetti sì, poiché ai tempi i registratori magnetici - anche quelli tecnicamente migliori - avevano prestazioni un po' approssimative, ed anche la composizione chimica dei nastri era quel che era. Sicuramente all'epoca questa transizione fu attentamente valutata dai tecnici; tuttavia non sarebbe la prima volta in cui la qualità risultasse essere stata sacrificata sull'altare della praticità o della riduzione dei costi. Credo però che anche considerazioni d'ordine più generale sulla risposta in frequenza possano giocare un loro ruolo. Come certamente saprai, in un 78 giri "classico" non c'è assolutamente nulla al di sopra dei 5000 Hz. Inizialmente questo limite veniva accettato come inevitabile, e quindi in un certo senso "gestito" in maniera intelligente: tanto anche l'amplificatore del radiofonografo avrebbe avuto i suoi bravi limiti, e l'altoparlante gli stessi se non peggiori, per cui anziché incidere suoni che sarebbero stati in ogni caso inudibili, ci si concentrava piuttosto nel produrre un suono che avesse una resa la più piacevole possibile. "Eufonico", diremmo oggi. In seguito, col sorgere della nuova mania dell'alta fedeltà, indubitabilmente si cercò di spingere più in alto questo limite in gamma acuta anche nei 78 giri. La cosa è evidentissima anche ad orecchio e persino ad occhio, non servono strumenti di misura: la superficie dei dischi si fa più lucida e silenziosa, la gamma dinamica viene un po' ampliata, e la risposta in frequenza allargata (senz'altro in gamma acuta, meno a mio parere in gamma grave). Questo certamente contribuisce a rendere più percebili anche i difetti: degli strumenti ma anche delle voci, perché ne rende meglio udibili le sibilanti, oppure rumori spurii, come può essere per esempio quello della salivazione.
Con questo non voglio dire che l'alta fedeltà sia negativa: è stata certamente un grande progresso. Affermo piuttosto che, soprattutto con certi generi musicali, essa non è affatto indispensabile per rendere piacevole l'ascolto, anzi pare contribuire a guastare l'atmosfera e ad affaticare l'orecchio. Come tutte le risorse tecniche, andrebbe usata con moderazione e buon senso, cosa che usualmente non si fà.